AMBIENTE. VALLE SACCO, CONFAGRICOLTURA FROSINONE: RIPERIMETRARE TERRENI SULLA BASE DI ANALISI AUTORIZZARE COLTIVAZIONE IN QUELLI NON CONTAMINATI

(DIRE) Roma, 4 ago. – Aggiornare la perimetrazione dei terreni
agricoli ripariali sulla base dei monitoraggi e delle analisi
effettuate su terreni e prodotti agricoli, autorizzando da subito
la coltivazione dei terreni per i quali non sono mai state
rilevati prodotti contaminati. È la richiesta lanciata dagli
agricoltori della Valle del Sacco nel Basso Lazio, danneggiati
dallo stato di emergenza ambientale del 2005, anno in cui si
scopri’ che nel fiume Sacco erano presenti livelli di
beta-esaclorocicloesano (beta-HCH) oltre i limiti di legge in
campioni di latte e foraggi prelevati da alcune aziende della
zona di Colleferro e del circondario. L’area, recentemente
riperimetrata nel Sito di Interesse Nazionale (Sin) ‘Bacino del
fiume Sacco’, e’ in attesa di bonifica.
“L’emergenza della Valle del Sacco, ormai dal maggio 2005,
penalizza profondamente la vita delle aziende agricole del
territorio- scrive in una nota Confagricoltura Frosinone, che sul
tema promette battaglia- Fino ad oggi, a fronte delle ingenti
somme spese per analisi – solo per la prima caratterizzazione
323.658 euro – la ‘perimetrazione provvisoria’ e’ ancora in
vigore, con il blocco di ogni attivita’ agricola, danni ingenti
mai risarciti. Tutto cio’ nonostante le analisi dimostrino la
conformita’ dei terreni e sanciscano la possibilita’ per gli
agricoltori di tornare ad utilizzarli. È dunque decaduta, ormai
da sei anni, la giustificazione dell’urgenza- denuncia
l’organizzazione- motivi per i quali Confagricoltura Frosinone
chiede che si tenga conto degli esiti delle analisi
effettuate”.
“Gli agricoltori- sottolinea il vicepresidente di Confagricoltura Frosinone, Fabio Corsi- non sono contrari al blocco dei prodotti quando giustificati, purche’
risarciti, ma ritengono tollerabile il blocco contro ogni
evidenza scientifica. Si sta impedendo di produrre su terreni
bloccati non in virtu’ di evidenze scientifiche, bensi’ di un
provvedimento iniquo e superato, si sequestrano prodotti che
all’esito delle analisi non sono semplicemente conformi perche’ i
contaminanti sono presenti nei limiti di legge, ma spesso sono
addirittura ‘non rilevabili’ o ‘al di sotto dei limiti di
rilevabilita”, quindi non prodotti buoni, ma ottimi”.
Continua Corsi: “In questo modo facciamo un danno doppio:
all’agricoltore e al consumatore, al quale facciamo invece
mangiare prodotti di dubbia provenienza e spesso non controllati
affatto e/o difficilmente controllabili. Inoltre, e’ lecito
chiedersi, in tempi drammatici come questi, se abbia un senso a
distanza di 15 anni parlare ancora di emergenza dopo aver speso
risorse pari a 34.640.000 euro alimentando inevitabilmente il
disorientamento e l’incertezza tra le imprese agricole, private
delle risposte necessarie per una indispensabile pianificazione
aziendale. La causa di tutto cio’- conclude Corsi- e’ imputabile
ad una disinvolta e inattinente gestione di tutti gli organi
preposti, che in 15 anni ancora non sono riusciti a bonificare un
metro quadro di terreno agricolo”.
– Per quanto concerne gli indennizzi, prosegue Confagricoltura Frosinone, a fronte dei 97 milioni stanziati, agli agricoltori sono andati soltanto poco piu’ di
100mila euro, perche’ il bando per la richiesta dei ristori e’
durato solo sei giorni e molte domande sono state scartate: “Ora
pero’- denuncia il presidente di Confagricoltura Frosinone,
Vincenzo del Greco Spezza- chiediamo che vangano ricoperti i
termini di presentazione delle domande e data la possibilita’ di
ripresentare l’istanza per coloro che non hanno avuto notizia e
per coloro che hanno presentato una richiesta incompleta o
parziale. Oltre gli indennizzi Confagricoltura sta valutando di
far partire un’azione risarcitoria a favore di coloro che pur
avendo accertato l’inesistenza di qualsiasi forma di contaminante
continuano a subire un blocco insieme ad un danno di immagine
ingiustificato”.

confagricoltura

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