Appello a chi cura il presente per abitare il futuro: insegnare la bellezza – di Gianni Palumbo

Ritorno sul tema dell’Appello a chi cura il presente per abitare il futuro approfondendo l’emergenza educativa che la pandemia creata dal Covid 19 ha incistato in un pregresso molto desolante.

Dopo quella sanitaria, l’emergenza educativa, di cui quella scolastica -ed oggi quella delle strutture scolastiche- è la principale questione di cui occuparsi.

Io mi occupo di educazione, ma cos’è l’educazione?

John Dewy e la sua allieva Maria Montessori hanno aperto la strada al moderno ed ancora attuale concetto di educazione che non è la trasmissione del sapere accumulato nel tempo alle giovani e meno giovani generazioni, ma la formazione di una personalità unica ed originale.

L’etimologia ci aiuta a capire.

Il termine educazione viene da e-ducere, condurre fuori, far uscire, aiutare a far emergere le competenze che tutti e ciascuno hanno naturalmente in se.

Da questo assunto si può arrivare al concetto di bellezza.

Infatti, la cultura e le relazioni umane così come le viviamo oggi; le arti visive ed espressive, l’alimentazione, l’ambiente naturale e quello urbano, la vita  sentimentale influenzano la nostra percezione della bellezza.

Analizziamole.

La Cultura è la risposta che una certa popolazione da, in un certo luogo ed in un certo momento storico ai propri bisogni materiali e spirituali.

Oggi la cultura dominante è economica.

L’economia permea tutte le attività umane determinando la scienza, la ricerca, la tecnologia, le arti tutte, le relazioni sociali incluse quelle sentimentali.

Mi chiedo e chiedo: se si insegnasse LA BELLEZZA, l’educazione al bello per fronteggiare le nuove emergenze educative?

Ma cos’è la Bellezza, un sinonimo di armonia? Un mutevole canone estetico? Solo un bisogno spirituale o è un bisogno anche materiale?

L’educazione alla bellezza parte dalla valorizzazione della bellezza delle relazioni e dalla bellezza di cui siamo o non siamo circondati nell’ambiente naturale ed urbano.

Come sono oggi le relazioni? Come viene considerato l’ambiente e l’habitat anche urbano?

Qual’è la cultura di riferimento o dominante di questo periodo? E l’arte, le arti, hanno un ruolo educativo o è solo una sollecitazione per lo spirito?

Ci sono agenzie educative in grado da sole di educare alla “ bellezza”?

A tutto queste domande nell’epoca della complessità la risposta è ovviamente multidisciplinare e di questa va fatta una manutenzione continua.

Non e questo il luogo per approfondire, ma semplificando la bellezza è percepita quando ci si sente appagati e si prova quel senso di felicità che a tutti noi è successo di  provare.

L’armonia di sè con gli altri, con l’ambiente, sul posto di lavoro, a scuola, nel traffico, in famiglia, tra uomini e donne e non solo, tra popoli e comunità diverse è conquistata conla nonviolenza e l’accettazione della diversità come elemento trainante della crescita umana, anche se la paura dell’incerto futuro la rifiuta.

Non è quindi solo questione di armonia delle misure fisiche, di armonia cromatica delle pitture o delle scenografie di uno spettacolo teatrale o di una esecuzione canora e musicale o della bellezza del Colosseo, di un film di Fellini o di Ozpetek o di un panorama montano o di un’isola come Ventotene .

Quello successo a Ventotene, dove peraltro si è vissuta una fase di bruttezza per la privazione della libertà dei molti resistenti italiani la incarcerati, ci porta proprio ad una concezione della bellezza che incorpora anche la bruttezza, legata al momento, alla fase storica nella quale si vive e quindi ci dice che la bellezza non ha un canone perpetuo.

Il canone della bellezza è legato al tempo: il tempo in cui si vive ed il tempo utilizzato per trasmettere saperi di generazione in generazione ed arrivare fino ad oggi come dice Thomas Eliot ne “La terra desolata”. Trasmissione fatta dai neuroni specchio, recente scoperta  delle neuroscienze . Hanno la funzione di copiare e registrare nel nostro cervello competenze ed atteggiamenti di chi ci è intorno, in specie dei più esperti o più anziani e così si tramandano di padre in figlio, da madre in figlia, da esperto a neofita, da artigiano ad apprendista saperi necessari alla continuazione della specie. Succede anche agli animali. 

Senza questa trasmissione del tempo passato al tempo in arrivo saremmo ancora fermi all’età della pietra.

Le Arti espressive, quindi, non sono solo una attività per l’elevazione dello spirito, anche se il loro apprezzamento spinge a praticarle, a FARE, cioè a dipingere, suonare, scrivere, poetare….

Le arti sono la trasposizione artistica, il bisogno di bellezza in cui vive l’artista che racconta la bellezza del momento, bellezza fatta di dolore e non solo di gioia, di attese, di percezioni, speranze, delusioni ed aspettative.

Anche l’alimentazione -si dice: sei quello che mangi- è bellezza perchè non è solo la trasformazione in energia di ciò che introduci nel corpo attraverso la bocca, organo di  senso del gusto, è anche la qualità, varietà e quantità del cibo assunto.

L’alimentazione oggi è una espressione altissima del buon vivere perché è convivialità, piacere fisico, relazionale, salute e sopravvivenza e lo anche del cattivo vivere. Andare a cercare cibo nelle discariche o nei cassonetti tra gli scarti senza avere un tavolo dove sedere e mangiare  ti fa diventare scarto, scarto umano.

Vivere nel verde o nel centro della caotica New York, in una periferia urbana o in una bidonville fa la differenza in termini di bellezza dell’abitare. Questa è diversa se vivi in una villa, una villetta, un quartiere anonimo di periferia o in una baracca di cartone e lamiera.  O sotto il portico della stazione.

L’urbanistica e la progettazione urbana cosi come il rispetto delle regole formali fanno la differenza per la bellezza dei nostri habitat. Anche qui chiamiamo bellezza i giardini verticali di alcuni architetti paesaggisti che non solo altro che un surrogato dell’habitat naturale perduto in città cementificate.

Entro nel campo delle relazioni umane.

Vivere in una vita sentimentale appagante da una parte mette alla prova le nostre capacità empatiche e relazionali e dall’altra facilita relazioni sociali altrettanto appaganti.

L’educazione alla bellezza a mio avviso parte dalla educazione alla bellezza delle relazioni umane che si può apprendere e perfezionare imparando a riconoscere e rispettare  le emozioni proprie e quelle degli altri.

Si tratta di apprendere l’intelligenza emotiva alla quale si può essere educati e che quindi si può imparare, come ha insegnato oltre 20 anni fa David Goleman, lo psicologo che ha sistematizzato ed innovato precedenti studi  sull’Intelligenza emotiva.

I genitori aiutano in questo.

Le relazioni umane sono scandite dalle emozioni:

positive come l’empatia, la compassione, l’amore la soddisfazione, la  gioia, la felicità, il coraggio…

negative come quelle vissute dalla catena che nasce con una delusione, che diventa, se non compresa, disappunto e cresce via con il risentimento, il rancore, l’odio che sfocia in furore ed in violenza anche estrema ed incontrollata; catena che si scarica nelle relazioni come si percepisce dal dilagante linguaggio violento, dal crescere della violenza sulle donne, dal violento rifiuto del diverso e della diversità, dall’uso di droghe, pensando di poter uscire dalla bruttezza delle emozioni quotidiane o assunte per migliorare le prestazionali nel mondo del lavoro.

Oggi abbiamo una nuova variabile: l’accelerazione del Tempo che con il passaggio dal sistema decimale a quello binario ci costringe a fare, contando fino a due, quello che fino a trenta anni fà si faceva contando fino a dieci.

Lo abbiamo detto a proposito dei neuroni specchio. Copiamo da tutti e anche gli altri copiano da noi.

Questo avviene in modalità automatica. Siamo tutti educatori sia in senso positivo che negativo.

Ci sono delle entità definibili come Agenzie educative che con l’esempio, ma anche con la diffusione della propria cultura  sono un punto di riferimento educativo in modo diretto come la Famiglia, la Scuola, gli Enti e le comunità religiose, il Terzo Settore (Cooperative,  Associazioni, Volontariato, ONG)  o indiretto come le Istituzioni Pubbliche, i Media, i Social ed il Mondo dell’Arte.

Il Mercato ed il sistema economico lo fanno in modo pervasivo. Nel senso che l’economia cosiddetta liberale che non è più una branca della morale come era al suo inizio alla fine del 1700, è un ombrello che nasconde il sole al mondo.

Oggi l’economia è liberista e finanziarizzata.

Dopo 40 anni di economia keynesiana –economia sociale di mercato- a cavallo della seconda guerra mondiale, il liberismo è tornato dominante; oggi tutto ha un prezzo e niente ha valore e questa visione spinge all’individualismo, alla competizione per prevalere ed a considerare inutile la cooperazione.  Siamo diventati consumatori e consumatrici.

I Centri Commerciali sono i Templi del Consumo di cui sono tutti di fatto frequentatori, anche quanti non si riconoscono in tali scelte.

Concludendo, possiamo immaginare che partire dalla bellezza possa produrre educazione nel senso di e ducere per influenzare questa cultura economica?

Questa domanda è molto utopica e retorica, ma se non lo fanno il 95 % degli uomini e delle donne che non possiedono ricchezza economica sul pianeta che interesse avrebbe il restante 5% ?

Forse non è corretto rispondere all’Appello con delle domande, ma penso che da queste domande esca la risposta all’appello rivolto “a chi cura il presente per abitare il futuro”, il proprio futuro.

Gianni Palumbo

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