>ANSA-FOCUS/ Clima, in Italia danni a pesca, agricoltura,turismo A Napoli colpita economia del mare, sulle Alpi stazioni di sci

(di Stefania De Francesco).
(ANSA) – ROMA, 25 SET – Con i suoi 7.500 chilometri di costa,
l’Italia e’ fortemente minacciata dall’innalzamento del mare, ma
anche lo scioglimento dei ghiacciai, in particolare sulle Alpi,
potrebbe provocare danni sia sociali sia economici. A dirlo sono
diversi studi scientifici internazionali che negli ultimi anni
hanno analizzato le conseguenze dei cambiamenti climatici nelle
varie aree del mondo senza il taglio dei gas serra.
In Italia, quasi 5.500 chilometri quadrati (più di quattro
volte la grandezza di Roma) potrebbero essere inondati entro il
2100 se le emissioni continuassero ad aumentare e fino a 375.000
persone sarebbero colpite sulle coste. Napoli, secondo alcune
stime, sarebbe tra le città europee con le maggiori perdite
finanziarie dovute all’innalzamento del livello del mare,
stimato in media in 290 milioni di dollari all’anno al 2100 (10
al 2030, 52 al 2050 e 128 al 2070).
Con la previsione del ritiro dei ghiacciai europei per tutto
il XXI secolo, non ci sarebbe più tanta neve sulle Alpi e in
Italia tre quarti delle stazioni sciistiche non avrebbero più
neve entro la fine del secolo, come in Austria, Francia e
Svizzera. Le Alpi forniscono oltre la meta’ dell’acqua totale
annua al bacino del Po e con lo scioglimento dei ghiacciai il
flusso del fiume in inverno e primavera aumenterebbe e in estate
e autunno diminuirebbe con ripercussioni sulla gestione delle
risorse idriche. Ci sarebbero anche danni economici poiché il
bacino del Po rappresenta il 40% del Pil italiano,
rappresentando il 37% sull’industria del paese e il 35% della
produzione agricola.
Tutto il Mediterraneo, che si stima generi un giro d’affari
di circa 450 miliardi di dollari all’anno in attività marittime
economiche e turistiche, e’ uno degli obiettivi del global
warming. L’Italia e’ il Paese che contribuisce maggiormente al
“Prodotto marino lordo” seguito da Spagna, Francia e Turchia
soprattutto attraverso il turismo. Diventando più caldo e più
salato a causa dell’evaporazione il Mediterraneo perderebbe
habitat, biodiversità, stock ittici e praterie sottomarine che
assorbono anidride carbonica sufficiente a compensare l’11-43%
delle emissioni dei paesi mediterranei prodotte sin dalla
rivoluzione industriale.
Senza tagli alle emissioni, dicono gli studiosi, il Mar
Mediterraneo subirà almeno un’ondata di calore di lunga durata
ogni anno entro la fine di questo secolo con impatti sugli
ecosistemi marini e sulle persone. Ondate di calore che durano
fino a tre mesi in più e sono circa 4 volte più intense e 42
volte più gravi degli eventi odierni.(ANSA).

cambiamento-clima
(fonte foto: lettoquotidiano.it)

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