Storie di calcio: il Cagliari di Ranieri

Era appena terminato il Mondiale di Calcio del 1990, Italia ’90, vi era nell’aria ancora la delusione della controversa semifinale che escluse la Nazionale azzurra dalla finale di Roma, e in tutti c’era la voglia di iniziare un nuovo campionato di serie A. Un torneo con un Milan campione d’Europa, il Napoli di Maradona scudettato, una Juventus fresca vincitrice della Coppa Uefa e della coppa Italia completamente stravolta con la nuova era Maifredi, l’Inter guidata da tre campioni del Mondo e una emergente Sampdoria capace di vincere la coppa delle Coppe l’anno precedente. Una serie A con grandissimi campioni, con squadre dominatrici in Europa, che avrebbe accolto quattro neopromosse, tutte degne di nota per la storia del calcio italiano e per la nostra rubrica: Torino, Pisa, Cagliari e Parma.
In questo articolo ci concentreremo sul Cagliari dei fratelli Orru’, guidato dal giovane allenatore Claudio Ranieri.
I fratelli Orru’ da tre anni avevano salvato la squadra da problemi economici e dalla retrocessione in C2 e nel 1988 l’avevano affidata all’allenatore della Campania Puteolana il testaccino Claudio Ranieri, da calciatore stella del Catanzaro.
Vinse prima il campionato di seie C1 e poi in B con il terzo posto guadagnò la massima serie.
Le squadre allora mantenevano la medesima ossatura per anni e quella squadra con un quattordicesimo posto si salvò, mantenendo la serie A.
Allora c’erano i 2 punti per la vittoria, il pareggio valeva di più e soprattutto c’era grande equilibrio tecnico; quella squadra con 29 punti fece un figurone.
Quell’anno lo scudetto lo vinse la mitica Sampdoria di Mantovani e Boskov, crollarono Juventus e Napoli al settimo ed ottavo posto e al quarto, quinto e sesto posto arrivarono tre grandi sorprese: il Genoa di Bagnoli, il Torino di Mondonico e il Parma di Scala.
Le milanesi a contendere lo scudetto ai blucerchiati.
Torniamo in Sardegna: il direttore sportivo Carmine Longo con il calciomercato estivo inserì pochi innesti nella collaudata squadra che veniva dal ciclo iniziato in C1.
 Strinse un proficuo rapporto con il procuratore uruguaiano Paco Casal, che porterà per anni in Sardegna tanti campioni sudamericani, e proprio quell’anno iniziò con tre grandi giocatori: Enzo Francescoli, Daniel Fonseca e José Herrera.
Un trio delle meraviglie che è ancora impresso nelle immagini dei tifosi e degli intenditori.
Fonseca, centravanti tecnico, segnerà 8 gol, tanti per quei tempi, e proseguirà una importante carriera tra Napoli, Roma e Juventus con gol, ma anche guai fisici.
Francescoli, veniva dall’Olympic Marsiglia, era stato già premiato con il pallone d’oro sudamericano con la maglia del River Plate, milito’ a Cagliari tre stagioni con 98 presenze e 17 centri, è considerato la stella che ha trascinato i rossoblu a due salvezze e ad una qualificazione in coppa Uefa; un fuoriclasse.
José Herrera, mediano di personalità, con forza e classe guidava il centrocampo e in seguito anche la difesa; sarà per cinque anni una colonna rossoblu’.
Un italiano, un sardo, prese per mano quella squadra, Gianfranco Matteoli da Nuoro, tornò in Sardegna dopo essere stato un perno dell’Inter dei record. Quattro stagioni al Cagliari in cabina di regia, guidando da numero 10 quel gruppo neofita in serie A.
I portieri erano Ielpo e Di Bitonto, il primo titolare con oltre 250 presenze si farà riconoscerea Milano come Avvocato e tennista.
Rocciosa la difesa con Gianluca Festa, duro marcatore che brillera’ in Inghilterra con il Middlesbrough, 136 presenze e 10 gol, ma anche protagonosta alla Roma e all’Inter, e soprattutto Aldo Firicano, sette stagioni da titolarissimo, una colonna.
Lo stopper era un’altra solida torre della squadra Mauro Valentini, che ripeterà le sue gesta anche a Bergamo.
Più nutrito il centrocampo con Ivo Pulga, il grintoso capitano in rossoblù dal 1985, i romanissimi Mobili e Cappioli, e cinque centrocampisti duttili che hanno fatto la fortuna di tantissime mediane della provincia italiana, oltre che di quel Cagliari: Rocco, Coppola, Nardin, De Paola e Greco.
Cappioli merita di essere ricordato perchè è stato un talento, un centrocampista con grinta e fantasia, ma che è stato frenato dai troppi infortuni, però in quel centrocampo aveva un guizzo diverso.
Centrocampo e difesa, strutturati dal baravo Ranieri , con uomini solidi diedero la possibilità agli uruguagi, come li chiamava Gianni Brera, di aprire la loro fantasia e la loro classe, esaltandoli in quel torneo equilibratissimo.
Quel Cagliari sconfisse 2-1 a Napoli i Campioni d’Italia, fece un doppio pareggio con la Juventus e pareggio’ con il Milan di Sacchi e con la Sampdoria che vincerà proprio quell’anno lo scudetto, solo per citare i risultati con le nobili
In attacco, accanto a Francescoli e al giovane Fonseca, c’erano Paolino, Provitali e Correllas.
Quel Cagliari aprì un nuovo ciclo per i sardi, che dopo i fasti dello scudetto rapidamente tramontati, vedranno in questa più lunga fase delle stagioni esaltanti e tantissimi campioni, soprattutto uruguaiani.
Per Ranieri fu un grande trampolino, da quella stagione partì un allenatore che scalò le classifiche e i podi in Spagna, Inghilterra e Francia, oltre che in Italia.
Il Cagliari rinacque da quegli uomini, da quella squadra che dalla C1 sconfisse i Campioni d’Italia.
Nictav
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