L’intervista: lavoro e vita privata, generazioni a confronto
L’Europa ha approvato la Carta UE dei diritti sociali, che mira a raggiungere un equilibrio tra vita professionale e vita privata, dando agli uomini la possibilità di assumersi le responsabilità parentali e di cura.
A questo proposito Lazio sociale ha deciso di intervistare giovani e pensionati per conoscere le loro opinioni al riguardo, nonché le loro impressioni sul mondo del lavoro che appare come sempre più complicato e totalizzante tanto da lasciare poco spazio a vita privata e affetti.
Il primo ad essere intervistato è stato Aldo Pastore, 81 anni, bancario in pensione e al momento presidente del centro socio culturale anziani Vittorio Veneto di Latina.
- Nota delle differenze tra quello che ha vissuto Lei nel mondo del lavoro e quello che vivono i suoi figli? Se sì, crede che i suoi figli abbiano la possibilità di realizzare i propri progetti di vita? (Una casa, una famiglia…)
Sì, credo che i giovani siano più tutelati dal punto di vista sindacale, ma c’è meno lavoro. Adesso è tutto basato sull’informatica, quando io ero banchiere i conti andavano fatti manualmente, oggi è sufficiente premere un pulsante e il risultato viene in automatico, non c’è più la necessità del ragionamento.
Assolutamente no, non credo che i miei figli abbiano modo di realizzare i propri progetti di vita a causa del precariato, i politici non fanno nulla per creare lavoro, non è possibile fare carriera con i contratti a tempo determinato.
- Secondo Lei, quale potrebbe essere uno strumento messo in pratica dallo Stato, che permetterebbe per i suoi figli sia l’indipendenza economica che la realizzazione del proprio progetto di vita?
Sicuramente lo strumento più adatto sarebbe creare più posti di lavoro e dare meno tasse alle aziende che assumono personale.
- L’obiettivo dell’Unione Europea è quello di favorire l’uguaglianza nel mondo del lavoro per donne e uomini, dando a questi ultimi la possibilità di partecipare di più alle responsabilità di cura.
Secondo Lei, è giusto e possibile attuare questa politica in Italia?
Non credo sia possibile, soprattutto perché prima di tutto sarebbe necessario creare posti di lavoro e solo poi si potrebbe parlare di uguaglianza. Anche perché penso che l’uguaglianza a livello di stipendi e cariche ricoperte sia già stata raggiunta per le donne. Non è molto utile dare i permessi di maternità anche agli uomini se tanto non c’è lavoro.
Un’ altra intervista è stata fatta a Miriam Zerbinati, 30 anni, ingegnere civile ambientale.
- Nota delle differenze tra quello che hanno vissuto i suoi genitori nel mondo del lavoro e quello che sta vivendo lei? Se sì, crede che Lei e i suoi coetanei abbiate la possibilità di realizzare i vostri progetti di vita? (Una casa, una famiglia…)
Sì, noto una differenza, soprattutto col passaggio dalla lira all’euro. Prima c’era più stabilità lavorativa grazie anche ai contratti a tempo indeterminato, più possibilità di mettere da parte dei soldi per un futuro. Oggi ci sono meno certezze da questo punto di vista, meno possibilità di realizzare i propri progetti di vita; prima si poteva “scegliere” il proprio lavoro, oggi bisogna adattarsi e a volte accontentarsi.
Io mi ritengo una delle poche fortunate che fa un lavoro che le piace e le da serenità, proprio per questo credo di poter realizzare i miei progetti di vita e anche grazie alla mia famiglia, ma non so se può valere lo stesso per i miei coetanei e tanto meno per i miei figli.
- Secondo Lei, quale potrebbe essere uno strumento messo in pratica dallo Stato, che permetterebbe per lei e i suoi coetanei sia l’indipendenza economica che la realizzazione dei propri progetti di vita?
Bisognerebbe favorire il ricambio generazionale permettendo ai giovani di entrare nel mondo del lavoro sostituendo le persone che andranno in pensione mantenendo comunque vivo uno scambio di competenze e valori tra giovani e terza età, così da imparare gli uni dagli altri. Inoltre sarebbe bene aumentare le agevolazioni, specialmente per i giovani e diminuire le tasse, così da far girare l’economia.
- L’obiettivo dell’Unione Europea è quello di favorire l’uguaglianza nel mondo del lavoro per donne e uomini, dando a questi ultimi la possibilità di partecipare di più alle responsabilità di cura.
Secondo Lei, è possibile attuare questa politica in Italia?
Giusto, assolutamente sì! È giusto che anche l’uomo si viva i propri figli e la propria famiglia, permettendo, inoltre, una collaborazione domestica.
Forse in Italia sarebbe possibile attuare questa politica, ma non quanto sia realizzabile la sua estensione in tutto il territorio nazionale a causa di mentalità differenti nelle varie regioni. Inoltre questo comporterebbe un cambiamento delle condizioni contrattuali e non so se le istituzioni saranno in grado di garantire la tutela del lavoratore.
Andrea Lucidi e Benedetta Pompilio