Papa, essere fedeli a democrazia, ce n’è tanto bisogno – Udienza alle Acli
(ANSA) – Città del Vaticano.
Lancia un forte richiamo alla “fedeltà alla democrazia” Papa Francesco ricevendo in udienza le Acli a 80 anni dalla fondazione. Parlando infatti
della “fedeltà alla democrazia” come loro “tratto distintivo”, il Pontefice rimarca che “oggi ne abbiamo tanto bisogno”. Una sottolineatura significativa da parte di Francesco, alla vigilia della Festa della Repubblica e a una settimana dal voto per le Europee.
E il Papa non manca di rilevare che “democratica è quella società in cui c’è davvero un posto per tutti, nella realtà dei fatti e non solo nelle dichiarazioni e sulla carta”. Il suo riferimento è a “chi rischia l’emarginazione: i giovani, ai quali in particolare destinate le iniziative di formazione professionale; le donne, che spesso continuano a patire forme di discriminazione e disuguaglianza; i lavoratori più fragili e i
migranti, che nelle Acli trovano qualcuno capace di aiutarli a ottenere il rispetto dei propri diritti”. E infine “gli anziani e i pensionati, che troppo facilmente si ritrovano ‘scartati’ dalla società. E questa è un’ingiustizia”.
Il servizio a queste persone, “non deve soltanto restare nell’ambito dell’assistenza – avverte il Pontefice -, ma promuovere la dignità di ogni persona e la possibilità che ciascuno possa mettere in campo le proprie risorse e il proprio contributo”.
Nell’udienza nell’Aula Paolo VI, davanti a seimila ‘aclisti’ con in prima fila il presidente nazionale Emiliano Manfredonia e l’accompagnatore spirituale, il gesuita padre Giacomo Costa, il Papa mette in evidenza il loro “stile pacifico, cioè da operatori di pace”, e assicura che “in un mondo insanguinato da tante guerre, so di condividere con voi l’impegno e la preghiera per la pace”.
“Le Acli siano voce di una cultura della pace – raccomanda -,
uno spazio in cui affermare che la guerra non è mai ‘inevitabile’ mentre la pace è sempre possibile; e che questo vale sia nei rapporti tra gli Stati, sia nella vita delle famiglie, delle comunità e nei luoghi di lavoro”. Secondo
Francesco, “costruisce la pace chi sa prendere posizione con chiarezza, ma al tempo stesso si sforza di costruire ponti, di ascoltare e comprendere le diverse parti in causa, promuovendo il dialogo e la riconciliazione”. Ed “intercedere per la pace è qualcosa che va ben oltre il semplice compromesso politico, perché richiede di mettersi in gioco e assumere un rischio. Il nostro mondo, lo sappiamo, è segnato da conflitti e divisioni, e
la vostra testimonianza di operatori di pace, di intercessori per la pace, è quanto mai necessaria e preziosa”, aggiunge.
“Avendo ottant’anni siete un po’ più giovani di me”, scherza Bergoglio nel suo discorso, suscitando l’ilarità dei presenti. E rileva che nelle Acli “è possibile incontrare dei ‘santi della porta accanto'”, che “non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma a volte cambiano concretamente le cose, in bene!”: questo ricordando le “tante persone che, attraverso le Acli,
hanno dedicato la loro vita al servizio dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, degli stranieri e di tanti che si trovano in situazioni di bisogno”. E dell’associazione, oltre che lo stile “democratico” e “pacifico”, evidenzia quello “popolare”, “sinodale” e “cristiano”.
Durante l’incontro, viene portata alla presenza del Pontefice la statua di San Giuseppe Lavoratore che papa Pio XII benedisse nel 1955. E a fine udienza l’appuntamento è in Piazza San Pietro, dove i partecipanti danno vita a un flash mob per la pace srotolando due bandiere giganti da 20 per 30 metri. (F. Gasbarroni/ANSA)