Fap Acli Latina. Rivalutazione delle pensioni dal 1 gennaio 2023
Come previsto, nei primi di novembre l’ Istat ha fissato, in via provvisoria, l’adeguamento delle pensioni dal 1 gennaio 2023 sulla base della inflazione calcolata al 30 settembre, pari alla % del 7,3, sicuramente più bassa di quella effettiva che verrà quantificata a fine anno, ma che sarà conguagliata con le pensioni del 2024.
Poiché i PENSIONATI – con reddito inferiore ai 35 Ml €. hanno usufruito di una ”anticipazione” di 2 punti percentuali ad ottobre, l’ aumento del 7,3% assorbirà anche i 2 punti anticipati, incrementato dello 0,2% dovuto a saldo degli importi minori pagati a gennaio 2022, già inseriti con il pagamento delle pensioni di fine anno, per compensare economicamente le difficoltà relative alla forte inflazione che grava fortemente sulle già precarie condizioni di vita dei pensionati, soprattutto quelli delle fasce minime. Quindi gli aumenti saranno considerati in base al reddito percepito nel 2022 ed aumentati nel 2023 secondo le percentuali previste per le varie fasce di reddito, ma che non saranno come il 2022, perché si dovrà tenere conto delle variazioni che il nuovo governo in carica sta introducendo “all’art.56 nella Legge di Bilancio per il biennio 2023/2024”, che prevede una revisione del meccanismo d’indicizzazione, con una forte riduzione della “perequazione” sulle pensioni superiori a 4 volte il (T)rattamento (M)inimo attualmente di €.525,38, che dal 90% passeranno all’80%, mentre per la fascia da 5 a 6 volte il TM dal 75% si riduce al 55% e quelli da 6 a 8 v. il TM passano al 50%, ed ancora da 8 a 10 v. il TM. scende al 40% e del 35% per le pensioni oltre 10 volte il minimo. Mentre T.M. saranno portati ad €.570 nel 2023 ed a 580 nel 2024.
Al momento ci riserviamo di fare qualsiasi considerazione in relazione alle scelte effettuate, ma che indubbiamente faremo nelle sedi ufficiali – unitamente a tutte le categorie dei pensionati – ma tuttavia ci sembra il caso di “suggerire” alle varie componenti sociali, soprattutto alle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, di rivedere e d’intervenire anche nei confronti delle categorie “privilegiate”, – non prima – ma quantomeno insieme in una unico decreto. Poiché così i segnali che si ricevono sono chiaramente contrastanti, in quanto indirizzati e volti a penalizzare, solo nei confronti delle categorie più deboli, in particolare dei pensionati.
Dicevamo, al momento soffermiamoci sulla perequazione che partirà dal 1 gennaio 2023 e che l’Inps sta già predisponendo, ed ecco la tabella: (ovviamente sia le quote pensioni che gli aumenti sono al lordo).
N°Fascia del TM Pensione 2022 % 7,3 Aumento Pensione 2023
1 vota il TM €. 525,38 100% €. 38,35 €.563,73 +l’1,5%=272,19(art.56 L. Bilancio)
2 “ “ €.1050,76 “ €. 76,71 €.1127,47
3 “ “ €.1576,14 “ €.115,06 €.1691,98
4 “ “ €.2101,52 “ €.153,41 €.2254,93
4 a 5 volte “ €.2626.9 80%=5.84 €.153.41 €.2780,31
5 a 6 “ €.3152.28 55%=4.05 €.127.67 €.3279.95
da 6 a 8 v. +50%=3.65 (7=3677.66+134.23/8v.=4203.04+153.41-da 8 a 10V+40%=2.92(9v.4728.42+138.07).
Per le pensioni oltre 10v. il TM la rivalutazione è ridotta al 35% quindi 2,55% e aumento di 134.2 anziché 287.6.
Ribadiamo quindi la necessità di rivedere completamente ed in modo strutturale il meccanismo della perequazione dei redditi da pensione, partendo dal paniere ed intervenendo sulle norme detrattive e deduttive al fine della tutela dei redditi da pensione al fine di un dignitoso tenore di vita delle persone anziane e delle loro famiglie.
Franco Assaiante – Segretario FAP – ACLI Latina