La paura di restare single

A cura della dott.ssa Emanuela Mastropietro componente del gruppo psinsieme : dott. Rita Baggiossi, dott. Fabio Battisti, dott. Alessia Micoli, dott Cristina Pansera

Siamo giunti alla tanto agognata estate. Se per molti è tempo di relax ma anche di incertezza perché si teme il rientro a settembre dopo il periodo della Pandemia da Covid 19 con possibili ricadute, per altre persone è tempo di malinconia e tristezza.

Molte donne e uomini singles soffrono di solitudine.  Essere single a 40/50 anni rende gli uomini e le donne insofferenti in quanto tendono a sentirsi anormali e vulnerabili: mentre i loro amici e le loro amiche sono già sposate con figli, gli over 40 si ritrovano senza un partner o figli vivendo la loro condizione in modo alquanto disagevole. Le donne in particolare soffrono maggiormente perché “l’orologio biologico” le spinge alla ricerca di un partner senza successo e questo si traduce in un clamoroso fallimento. 

Ci sono inoltre persone sia uomini che donne affette dalla cosiddetta anuptafobia: la paura di rimanere single che spesso si tramuta in una vera e propria ossessione. Tale fobia sembra essere alimentata dal retaggio culturale e da una società all’insegna di legami sempre più liquidi e consumistici. La maggior parte delle persone anuptafobiche tendono a ricercare un partner sostitutivo con cui strutturare una relazione nel momento in cui vengono lasciate dall’ex partner. Questo è dovuto soprattutto alla sindrome di abbandono la quale induce il pensiero insopportabile di non poter restare soli.

Chi soffre di tale disagio quando è in coppia tende ad annullare la propria personalità per paura di non piacere al partner, facendo propri gli interessi, le passioni, gli ideali di quest’ultimo. In realtà queste persone hanno paura di stare sole per vari fattori primi fra tutti  l’insicurezza. D’altronde ci sono persone  che preferiscono restare single e vivono questa condizione in sofferenza anche se la solitudine le fa star bene: sono persone che combattono contro gli stereotipi della società che li accusa di non aver ancora formato una famiglia e essersi sistemati.

Queste persone scelgono di stare da soli oppure hanno una oggettiva difficoltà a stabilire e mantenere un legame. Solitamente questa difficoltà trae origine dal vissuto infantile. Ci sono persone che vivono la loro condizione di single inducendole a una intensa ricerca di legami (iperattivazione) e ci sono persone invece che vivono la loro condizione di single, perché sono caratterizzate da soppressione del bisogno di legame e riduzione della ricerca di contatto(disattivazione).

Le persone iperattive pertanto sono sensibili al rifiuto e all’abbandono possiamo far rientrare in questo gli anuptofobici, le persone che usano la disattivazione sono coloro che provano disagio nei contatti fisici e prendono le distanze emotive. Naturalmente ci sono anche i single per scelta in quanto non desiderano legarsi a nessuno perché i legami intrecciati bastano a soddisfare i loro bisogni d’amore. Bisogna tuttavia sottolineare che c’è chi sceglie consapevolmente di restare single e chi invece fa una scelta forzata.

Ovviamente i primi vivono la loro condizione in modo più soddisfacente, sono persone autonome e stanno bene con sé stessi.

Nella seconda categoria rientrano invece persone che sono “forzatamente” single per via del lavoro o preferiscono trascorrere del tempo da soli invece di costruire legami che comporterebbero una maggiore insoddisfazione.

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