Siccità: riforme strutturali per evitare disastro ambientale e agricolo
Italia ed Europa temono una siccità per questa estate con il caldo record di queste settimane. Sulla componente climatica, la ricerca agronomica è incentrata sull’efficienza. Non c’è azienda privata che non sia orientata verso questo obiettivo.
Di fronte alla rinnovata urgenza, la risposta dell’opinione pubblica vuole essere tempestiva, ma ci si può comunque interrogare sull’efficacia delle misure messe in atto di fronte all’importanza delle problematiche.
Ogni anno il governo implementa misure che sono diventate consuetudine per aiutare gli agricoltori a far fronte alla crisi. Tuttavia, la loro applicazione avviene in modo non sufficientemente preparato e dà al mondo agricolo la sensazione di una reazione non all’altezza delle sfide.
Tra le idee suggerite da chi lavora sul campo tutti i giorni ci sono l’irrigazione goccia a goccia, la creazione di impianti di desalinizzazione dove praticare il riciclaggio delle acque reflue, la realizzazione di bacini di raccolta d’acqua piovana e la costruzione di pozzi per sfruttare le falde.
Secondo gli esperti, occorre continuare a progredire tecnicamente nella gestione dell’acqua, in particolare nelle previsioni meteorologiche. Possiamo anche sviluppare varietà più adattate e più resistenti alla siccità. Questo vale per tutte le culture.
Bisogna sempre utilizzare al meglio il suolo per l’agricoltura. Più il suolo è ricco di carbonio, più acqua catturerà e meno scorrerà via. Il mais, ad esempio, è molto criticato per l’irrigazione che si effettua in estate. Ma è la pianta che utilizza al meglio la quantità di acqua che le offriamo, meglio di quella che possiamo mettere nelle nostre fioriere, nei nostri prati o altrove.
Questa crisi “impone” l’adozione di stato di calamità naturale per sostenere il comparto agricolo. Intere aree del paese non vedono pioggia da mesi e, i danni provocati dalla siccità in agricoltura ammonterebbero a 2 miliardi di euro.
In pratica più di un quarto del territorio nazionale è a rischio desertificazione e sta affrontando una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord, dove la grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, i fiumi in secca, i laghi svuotati e i campi arsi.
Siamo davanti a una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali.
Per questo sono già in corso le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi.
Sempre più essenziale anche in ottica alimentare affrontare la desertificazione, il degrado del suolo e la siccità che minacciano migliaia di ettari in cui vivono centinaia di milioni di persone. Secondo le previsioni dei ricercatori entro il 2050 metà della terra arabile per l’agricoltura diventerà inutilizzabile a causa della desertificazione e del degrado del suolo.
Ora più che mai è necessaria una gestione sostenibile del territorio per preservare quanta più superficie agricola possibile colpita dalla desertificazione e dalla siccità. Le terre aride in molti paesi in via di sviluppo sono devastate dalla siccità.
A sua volta, aumenta il degrado del suolo così tanto che una volta i seminativi diventano inutilizzabili. Infine, proprio per via del degrado viene rilasciato carbonio nell’atmosfera, aggravando così il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. E il ciclo si ripete. Un’azione internazionale congiunta può ridurre gli impatti della desertificazione.
Dott. Matteo La Torre
Ambasciatore del Patto europeo per il clima in Italia