Aspetti di psicopatologia del suicidio
Dr. ssa Alessia Micoli
Psicologa
Viviamo in una società ove vi è la sensazione dell’impotenza del non riuscire ad affrontare i problemi della vita quotidiana.
Le cause possono derivare dalla conseguenza arrecata dall’emergenza sanitaria del Coronavirus.
Molte persone dopo aver sviluppato una serie di quadri psicopatologici, quali attacchi di panico, ansia, depressione e deflessione dell’umore, molti individui arrivano a soluzioni estreme quali il suicidio.
Il comportamento suicidario è radicato fin dall’antichità nelle civiltà orientali dove assume un concetto religioso; questo comportamento sociale e sanitario di notevole gravità di rilievo mondiale.
Le teorie psichiatriche sul suicidio si fondano sulle storie cliniche dei malati (che evidenziano l’alterazione del sistema serotoninergico) ed inquadrano il suicidio come un sintomo di una determinata malattia e prevede una terapia farmacologica specifica, ovvero con dei farmaci antidepressivi.
Il suicidio dipende da un senso di colpa che ha l’individuo dentro di sé ed è una psicopatologia che non ha età in quanto è un comportamento che viene messo in atto da soggetti di qualsiasi età, molte volte riguarda gli adolescenti.
La letteratura scientifica ribadisce che il suicidio avviene quando il soggetto decide di interrompere le relazioni sociali ed il tutto viene denominato “blocco comunicativo”.
I fattori di rischio che predispongono al comportamento suicidario possono essere: disturbi depressivi, disturbi da abuso o dipendenza da sostanze psicoattive, disturbi del comportamento di tipo aggressivo, disturbi d’ansia.
Il trattamento psicologico è fondamentale e può essere concettualizzato con la gestione della crisi ed intervento a lungo tempo che conducono il paziente ad un equilibrio psicologico.
Per l’adolescente è importante garantirgli la presenza di una persona di fiducia e per l’adulto è fondamentale sostituire la visione del paziente ristretta in un tunnel di sofferenza con una prospettiva ben più ampia.