Tumore al seno, volontariato genera valore anche durante la pandemia
Anche durante il periodo della pandemia le associazioni di volontariato del tumore al seno hanno continuato a generare valore sociale, a garantire assistenza e a svolgere la loro attività, seppure con modalità diverse. E’ quanto emerge dal report “Analisi del Valore Sociale generato dalle associazioni di volontariato del tumore al seno” di Europa Donna Italia, presentato nel corso di un incontro online. Con il documento è stato misurato “il valore che generano circa 170 associazioni che noi rappresentiamo”, ha spiegato Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia. “Si tratta – ha evidenziato – di associazioni che svolgono un lavoro eccezionale città per città, regione per regione. E’ una presenza capillare e di alta qualità”.
“Il report – ha affermato Gaia Giussani, director del team Sustainability & Climate Change Services di PWC – è giunto alla sua seconda edizione e ha l’obiettivo di mettere in luce in modo trasparente e analitico il grande valore che il volontariato ha generato a beneficio delle donne affette da questa patologia ma non solo, anche delle loro famiglie e di tutti i soggetti coinvolti a livello scientifico e istituzionale. I dati fanno riferimento – ha spiegato – alle attività svolte nel 2020 e i risultati sono interessanti, considerando che le associazioni sono riuscite a generare valore nonostante la pandemia. Le informazioni rendicontate nel report – ha aggiunto – fanno riferimento alle attività svolte da Europa Donna Italia, dalle associazioni della sua rete, da A.n.d.o.s. e IncontraDonna”.
In particolare, sono “quasi 4 mila i volontari – ha spiegato Giussani presentando i dati – che hanno messo a disposizione oltre 170 mila ore di volontariato nel 2020. Quasi il 95% delle associazioni che hanno partecipato alla rilevazione ha dichiarato di essere comunque in grado di continuare a operare nonostante la pandemia. Lo hanno fatto perchè sono state capaci di reinventarsi”. Giussani ha sottolineato anche il “numero veramente importante di pazienti assistiti dall’associazione e dalla sua rete: quasi 30 mila”. “Molto interessante – ha aggiunto – è anche il numero relativo ai fondi, quasi 13 milioni di euro raccolti nel corso dell’anno dalle associazioni e dalla rete. Il valore delle strumentazioni di diagnosi acquistate è pari a quasi 800 mila euro e il valore delle strumentazioni di cura acquistate è pari a oltre 400 mila euro”.
La pandemia ha determinato cambiamenti anche nell’attività delle associazioni che “hanno manifestato la difficoltà di operare fisicamente nei centri: circa l’80% – ha spiegato – ha fatto ricorso a smart working, circa il 50% ha dovuto riadattare alcune iniziative che già svolgeva passando a una modalità online e circa il 40% ha dovuto inventarsi nuovi progetti”. Nel 2020, quindi, ci sono stati “nuovi progetti e nuove modalità” anche se nel documento “quasi tutti gli indicatori sono in diminuzione rispetto all’anno precedente”, ha spiegato. “Durante la pandemia le associazioni non si sono fermate mai”, ha ribadito D’Antona. “Il telefono e il computer – ha evidenziato – hanno giocato la carta principale” e così molte associazioni “hanno offerto quell’assistenza che prima si faceva in presenza”.
(ITALPRESS).