Road to Tokyo 2020 Le Olimpiadi grandiose

Di Giovanni di Giorgi

Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG

Roma, 25 agosto 1960, ore 16.30

Gli atleti di 84 nazioni fanno il loro ingresso nello Stadio Olimpico per la cerimonia inaugurale della XVII Olimpiade. Alle 17:30 entra Giancarlo Peris l’ultimo tedoforo della staffetta olimpica partita da luogo in cui sorgeva il tempio di Hera a Olimpia. Fa il giro di campo e con la torcia accende il fuoco olimpico nel braciere.

Adolfo Consolini, oro nel lancio del disco a Londra 1948 e interprete di Maciste al cinema, apre i Giochi.

Gli stessi Giochi in cui passeranno alla storia le imprese di Cassius Marcellus Clay, che non è ancora Muhammad Ali, nome acquisito dopo la conversione all’Islam. E poi Abebe Bikila, sconosciuto etiope che si presenta al via nella maratona. Il mito dei corridori dell’Altipiano nascerà con lui. La gara si svolgerà sotto la luce artificiale dei riflettori che illuminano il percorso come un gigantesco set cinematografico, uno dei tanti presenti nella Capitale della Dolce Vita. Il traguardo è sotto l’Arco di Costantino. Bikila arriva solo, scalzo. Ha staccato tutti.

Nelle piscine del Foro viene demolito il record dei 100sl da Dawn Fraser. Sulla pista in terra rossa dell’Olimpico trionfa Wilma Rudolph, la gazzella nera che abbina doti atletiche non comuni a un fascino indiscusso. Ne farà le spese il nostro Livio Berruti, velocista piemontese. I campioni italiani portano l’Italia sul podio del medagliere con 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi: la nazionale di pallanuoto diviene il Settebello. La leggendaria squadra della scherma non è da meno: Edoardo Mangiarotti stabilirà il record di medaglie olimpiche raggiunte. E Livio Berruti, corre i 200 metri con gli occhiali a montatura nera, una vittoria mitica, simbolo della corsa italiana al boom economico. Nino Benvenuti, è un giovane pugile istriano. La sua storia è quella degli esuli e delle foibe.

L’atleta Livio Berruti vince nella finale dei 200 metri alle Olimpiadi del 1960 a Roma. ANSA/ARCHIVIO/DRN

I fratelli D’Inzeo: nessuno come loro in sella a un cavallo. Poi, il ciclista Sante Gaiardoni, unico azzurro a vincere, nell’occasione, due medaglie d’oro. L’Italia vinse il medagliere in quelle che sono considerate le prime Paralimpiadi della storia.

Nel salto con l’asta c’è pure Don Bragg, al cinema Tarzan. Fa le foto al Colosseo con i mutandoni e il coltello. Faranno il giro del Mondo contribuendo ad esaltare il mito di una Roma in cui tradizione e modernità si fondono. È la Roma della Vespa e della Lambretta, dei foulard delle ragazze sul sedile posteriore, gambe accavallate sullo stesso lato, occhiali da sole a punta. C’è tanta voglia di vivere. Ed è la Roma dei divi e dei paparazzi, che si dividono tra Cinecittà, Via Veneto e lo Stadio Olimpico.

Istantanee indelebili dei ruggenti anni ’60, che consegnano alla storia i Giochi di Roma 1960, proprio come l’elezione di Kennedy negli Stati Uniti e l’uscita nelle sale di ‘La dolce vita’ di Fellini.

Libro consigliato

Alfio Caruso, 1960. Il migliore anno della nostra vita, Longanesi, 1960

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