Road to Tokyo 2020: Frank Shorter, l’uomo che trasformò la maratona in fenomeno planetario
Di Giovanni di Giorgi, Direttore editoriale della casa editrice LabDFG
Olimpiadi di Monaco, alba del 5 settembre 1972.
Un ragazzo esce sul balcone. Indossa un dolcevita giallo chiaro e in testa ha un passamontagna con due buchi per gli occhi e una fessura orizzontale per la bocca.
È uno degli otto terroristi del commando palestinese di Settembre nero e in quel momento si trova all’interno del villaggio olimpico, a Monaco. È l’immagine simbolo, con la quale tutto il mondo identifica il massacro delle Olimpiadi di Monaco. Un simbolo mediatico della minaccia terroristica che può colpire chiunque e dovunque come abbiamo, purtroppo, ben imparato negli anni a seguire.
Un massacro che ha spezzato la vita di 11 giovani atleti israeliani che sognavano metalli preziosi e hanno ricevuto solo piombo.
Fu una giornata lunghissima, di trattative, di attesa, e che vide l’intervento della diplomazia mondiale e segreta. Fino al tragico epilogo. Verso sera i terroristi e gli ostaggi salirono su due elicotteri che li portarono alla base area di Furstenfeldbruck, dove li attendeva la polizia bavarese. Nel conflitto a fuoco che ne nacque persero la vita tutti gli ostaggi e cinque dei terroristi.
Nonostante le feroci polemiche, il giorno dopo la cerimonia funebre le gare ripresero. A deciderlo fu il presidente Avery Brundage, d’accordo con Willy Daume, presidente del Comitato organizzatore. Col senno di poi, quella scelta apparve come l’unica saggia per non consegnare lo sport al terrorismo.
Olimpiadi di Monaco, mattina del 10 settembre 1972
The show must go on, dunque. Il 10 settembre è il giorno della maratona, il giorno di Frank Shorter, atleta di origini americane nato a Monaco, considerato l’ultimo grande maratoneta statunitense. Al di là dell’oceano, milioni di spettatori sono incollati alla tv, ammaliati dalla voce del famosissimo Eric Sagal autore del bestseller Love Story.
Frank divora l’asfalto di Monaco e taglia per primo il traguardo, coprendo la distanza in 2h12′50″. Vince l’oro, ma più che per la sua vittoria quella corsa oggi viene ricordata per essere stata la prima maratona olimpica trasmessa integralmente in diretta da una televisione, la ABC statunitense.
Con Shorter la maratona smise di essere una disciplina estrema e di nicchia e iniziò a diventare un fenomeno planetario che oggi emoziona e coinvolge milioni di runner.