Esiste un nuovo modo di concepire il futuro, il presente, dopo quanto abbiamo appreso grazie a questa pandemia?
Grazie di cosa, verrebbe da dire, altro che ringraziamenti .
Eppure, se ben ricordo, strati diffusi delle società di tutto il mondo lamentavano, prima dell’epidemia di covid19, un malessere diffuso e le parole più in uso erano quelle relativa ad un immediato “cambiamento”.
Cambiamento che era inteso come riscatto delle classi sociali isolate dalla lentezza delle società a recepire le necessità dei giovani e degli esodati dal mondo del lavoro in genere, come succedeva e succede nel nostro paese, o da un repentino sviluppo ,come accade nei cosidetti “paesi emergenti”.
Dover sperare, oggi , di tornare come si stava prima soddisferebbe ben poco.
Non vi era forse una diffusa generalizzata crisi di carattere economico, sociale, culturale che alimentava un’insoddisfazione marcata che ha portato tante persone, famiglie, rappresentanze, ad orientare il loro favore verso politiche che vantavano di poter aggredire i sistemi di potere ritenuti corrotti e inadeguati?
Molto è cambiato, più di quanto una proposta politica illuminata e coerente avrebbe mai potuto fare.
In un colpo, o quasi, il colosso del sovranismo si è rivelato più debole e meno efficace di quanto si era mai creduto, allo stesso modo in cui tutte le società sono state messe fortemente alla prova sia nelle organizzazioni sia nei significati di servizio all’umanità.
Quali sono i punti di vantaggio da cui partire per una nuovo modo di comprendere e sviluppare le nuove società nel presente e nel futuro?
L’economia di una società è importante, lo abbiamo appreso ancora meglio, ed è un sistema che va aiutato, tutelato e spronato a generare lavoro e quindi produrre ricchezza diffusa che si deve trasformare in benessere sociale e sicurezza.
Condizioni necessarie per la programmazione della vita di ognuno e di quella dei propri cari, specie se sono figli in crescita.
La salute è fondamentale, direi il bene primario per eccellenza perché la vita è il bene più grande che abbiamo e senza di questa non abbiamo nulla.
La morte di una persona malata è una sconfitta di tutti ,se non lo abbiamo potuto curare bene.
A cosa serve un’ economia forte se non a proteggere e tutelare i più deboli, gli anziani, i minori, i malati cronici, gli esclusi e gli ultimi della società?
L’economia forte che serve solo ai forti è stata superata della storia e non tornerà mai più, per quanto vi sia chi lo crede possibile.
Ecco a mio modo di vedere ci sono questi due principi che si sono rafforzati in questo anno scorso: l’importanza di un sistema economico che non è spaventato dal debito pubblico “buono” e l’importanza di mettere sempre e comunque la vita umana sopra ogni altra cosa.
Lo sviluppo di questi due principi produce a cascata una serie di ricadute che vanno nelle direzioni giuste, affrontano argomenti profondi e progressivi , di cambiamento vero sui valori da perseguire nel futuro prossimo.
E possono, debbono, essere i riferimenti della prossima amministrazione del nostro comune, la città di Latina.
Concepire una nuova economia, salda ,stabile non affidata al passato ma orientata al futuro per valorizzare la qualità della vita che questo territorio può offrire, anche in sanità e diventare un punto di riferimento del centro sud d’Italia.
Ripeto quello che dirò spesso per aiutare a comprendere qual è il mio punto di vista al riguardo: Latina è una città capoluogo di una provincia, che è in una regione, che appartiene ad una nazione, che si trova in un continente, che è nel mondo.
Senza una visione orientata a moltiplicare le occasioni di migliorare la nostra comunità rischieremo di cercare a vuoto vanificando ogni sforzo fatto con una perdurante mancanza di opportunità.
Agostino Mastrogiacomo
Presidente Acliterra di Latina