PAOLO CARRARO: BETTEGA, STORIA DELLA JUVENTUS

Compie oggi 70 anni l’uomo, l’atleta, il calciatore che quasi mi ‘costrinse’, insieme ad una serie di altri fattori endogeni, a legare me stesso alla Juventus in maniera totalizzante quanto indissolubile.
Erano gli anni ‘70 ed il nostro aveva già iniziato a stupire il mondo intero grazie ad una fisicità notevole, una tecnica non solamente da uomo-gol, una capacità tattica degna di un esperto allenatore sessantenne, rapidità, un grande dribbling, ottimo tiro e soprattutto un colpo di testa che lasciava a bocca aperta tutti, tifosi ed avversari. In particolare riusciva a staccare altissimo e restare sospeso in aria per un’eternità in un ‘terzo tempo’ degno di un circense, indirizzando poi la palla nell’angolo opposto a quello scelto dal portiere avversario.

Quella straordinaria quanto naturale capacità era stata scientificamente innalzata nell’anno di consolidamento in serie B a Varese, grazie al contributo di tecnici venuti dal basket, su esplicita volontà del mister dell’epoca Nils Liedholm, sorprendentemente allenatore e da sempre grandissimo estimatore del suo futuro ‘persecutore’ d’area di rigore. Non è stata semplice la carriera di Bettega, nonostante incredibili risultati che lo hanno portato a vincere quasi ogni trofeo disponibile. La tubercolosi in gioventù, ed una serie di infortuni culminata nella rottura del ginocchio a pochi mesi dal Mundial ‘82 che lo avrebbe consacrato campione del Mondo anche in maglia azzurra a soli 4 anni dall’essere stato alla guida della Nazionale italiana più forte di sempre in Argentina, rallentarono, ostacolarono ma comunque non riuscirono a fermare la crescita di uno degli attaccanti italiani più forti di sempre.

Forte, colto, intelligente, elegante ed anche quel filino altezzoso e ‘stronzetto’ han fatto di lui, da calciatore prima e da dirigente poi, uno dei simboli della juventinità e dello ‘Stile Juve’ ormai intrinsecamente riassorbito con l’andata via sua come di Giampiero Boniperti e la scomparsa di Gianni ed Umberto Agnelli e Gaetano Scirea. E poi diciamolo, nel campo di gioco anche un ‘cattivo’ si, cattivo come a quell’epoca ancora non potevano permettersi di essere gli attaccanti, spesso minacciati o bullizzati in campo da difensori che ancora potevano permettersi entratacce punitive ed intimidatorie. Lui sapeva usare con mestiere anche i gomiti ed il colpo di tacco. Famoso quindi per colpi di tacco inferti agli avversari che tentavano di spingerlo, e colpi di tacco fantastici come quello contro il Milan a San Siro nel 1971, nel 4 a 1 inflitto ai rossoneri ormai praticamente 50 anni fa.

Ha segnato certamente la storia della Signora insomma, questo ragazzo di Torino, cresciuto in bianconero sin dalla tenera età che ha fatto poi la storia anche da Dirigente, riportando numerosi trofei nella Capitale del calcio italico e costruendo poi insieme a Giraudo e Moggi quella superpotenza del rettangolo verde che solo in un modo poteva essere fermata … e noi tutti ben sappiamo quale. Smise col calcio dopo una breve esperienza in Canada, a Toronto, che fu più trampolino per il manager che dolce declivio per l’atleta. È ancor oggi il terzo marcatore di sempre della Juve, con 179 gol, dopo Alessandro Del Piero e Boniperti. 179 gol in 490 presenze nella Juve oltre a 19 gol e 42 presenze in Nazionale con la conquista di 7 scudetti ed il primo titolo europeo della Juve, la coppa UEFA del 1977. Numeri davvero impressionanti per l’epoca, ma ancor più, parlando ai giovani, resta l’immagine di un Campione che ha rappresentato davvero un’epoca.

È il momento giusto anche per ricordare che coppia completa di attaccanti fosse (tra le tante vissute da Roberto, fra Anastasi e Boninsegna) quella con Paolo Rossi prematuramente scomparso qualche giorno. Da una loro superba triangolazione nacque il gol più bello del Mundial ‘78, realizzato dallo stesso Bettega, cosa che lo fece apprezzare moltissimo persino in quel Sudamerica molto più propenso ad innamorarsi dei funamboli dal baricentro basso che dei corazzieri pur assai dotati tecnicamente. Non è un caso che il mitico Capitano Beppe Furino, alla fine di un’intervista ci disse: “Guarda, io ho giocato insieme a calciatori di un livello incredibile nella mia carriera, anche insieme a Michel Platini. Ma se mi chiedono quale sia stato il calciatore più ‘forte’ con cui ho giocato, non ho esitazioni nel dire che è stato il ‘tuo’ Bettega”.

Auguri Campione, auguri ‘Bobby Gol’.

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