Finestra sul Mondo: La scuola dei nostri figli e la Didattica a Distanza (DaD)
Inizia una nuova avventura, la nuova Rubrica “Finestra sul Mondo”: descriveremo e narreremo la vita aprendo una finestra sul mondo per una conoscenza più ricca della nostra realtà.
La scuola dei nostri figli e la Didattica a Distanza (DaD)
La pandemia sta limitando la nostra vita da diversi mesi.
Anche il mondo della scuola ne sta scontando le conseguenze, in particolare per l’apprendimento degli studenti, ma anche nelle relazioni interpersonali, ridotte al lumicino per evitare ogni possibile contagio.
Lo sappiamo, l’Italia è divisa in tre fasce – colori – per evidenziare la gravità della diffusione del virus nelle diverse regioni.
Nelle “zone rosse” sono rimaste aperte solo le scuole dell’infanzia, le elementari e la prima media inferiore.
Nelle regioni cosiddette “zone arancioni”, come in quelle definite “zone gialle”, sono aperte le scuole dell’infanzia, le elementari e le medie inferiori con obbligo dell’uso continuativo della mascherina. Invece, le scuole superiori sono interamente sotto la DaD.
Si teme che, a breve, possano chiudere tutte le scuole: sembra quasi un miracolo il fatto che alcune siano ancora aperte, ma occorre non perdere la testa e ragionare sui fatti.
Ad oggi, siamo nella fase di mantenere in presenza almeno la parte “welfare” della scuola, quindi materne ed elementari. Ma, la scuola non è un servizio di babysitteraggio, serve a ben altro: a costruire una cultura per gli adulti di domani.
Purtroppo, la realtà ci dice che con la didattica a distanza non tutti hanno le medesime possibilità. Infatti, già la disponibilità di un pc o di un tablet non è scontata per tutti gli studenti, come anche avere la connessione a banda larga.
D’altro canto, si sta lavorando perché la scuola possa riaprire in sicurezza, attuando le misure che permettano un abbassamento della curva epidemica, migliorando la condizione dei trasporti, perché mezzi pubblici affollati non contribuiscono certo alla sicurezza; infine effettuando tamponi rapidi per tutti, ogni qual volta ci sia un sospetto di contagio. Con i tamponi rapidi si potrà evitare di mettere in isolamento una intera classe per 15 giorni e ridurre la scuola alla “Didattica a Distanza”.
Per farcela, per sostenere tutti i vari collegamenti e connessioni, sia chi fa smart working, chi studia o segue lezioni online, chi svolge la Dad, tutti dovremmo avere la disponibilità di una connessione a “Banda ultra larga”.
La “Banda ultra larga” è un collegamento internet con la velocità di trasmissione molto superiore a quella supportata dai modem tradizionali.
Con l’utilizzo della fibra ottica si può, infatti, trasportare e trasmettere una quantità di dati enorme con affidabilità e velocità ineguagliate.
Per permettere a tutti gli studenti di avere i mezzi per seguire le lezioni, oggi, ogni famiglia dovrebbe avere la disponibilità di uno (o più dispositivi) e una connessione almeno a banda larga.
Le condizioni, purtroppo, non sono uguali per tutti. Infatti, alcuni insegnanti per denunciare le difficoltà dovute agli scarsi mezzi a disposizione, hanno organizzato lezioni dimostrative di protesta, negli spazi antistanti la propria scuola con tutti gli studenti della classe. La richiesta è di poter svolgere le lezioni in presenza, senza rischi di contagio.
In verità, occorre anche ricordare che la scuola non è solo un mero apprendimento di nozioni, ma comprende anche una serie di rapporti e di relazioni che si instaurano tra coetanei, “la scuola è coralità”, ha recentemente scritto un professore di liceo ora in pensione. Ma, torniamo alla DaD: la si chiama anche “didattica da remoto”.
La parola “remoto” deriva dal latino “rimuovere” e significa che uno dei due soggetti in relazione viene rimosso, se non entrambi.
Quindi, il rapporto tra insegnante e studente, se non è “rimosso”, viene ampliamente ridotto, quasi azzerato nella quotidianità.
Analogamente, viene quasi azzerato ogni rapporto dialogico e, in seguito, potrebbero subentrare difficoltà nella crescita e maturazione per bambini e ragazzi.
Ci sono professori, insegnanti in grado di tenere comunque alto il livello delle relazioni, anche nel rapporto a distanza, ma non è facile, né scontato per nessuno e, non sempre, la buona volontà è sufficiente.
Facciamo l’esempio degli studenti disabili: hanno bisogno di una “fisicità”, di una “esclusività” nel rapporto quotidiano. Loro (e i genitori) sono in estrema difficoltà, in tale situazione.
Purtroppo, nessuno potrà mai restituire ai ragazzi un anno di vita resa molto parziale e limitata da una pandemia che ha immobilizzato il mondo, ma guai a rassegnarci e a pensare “c’è tempo, avranno la vita davanti per rifarsi”, perché le fasi della vita sono uniche e le esperienze che perderanno oggi non le recupereranno mai allo stesso modo.
Cerchiamo di essere vicini ai nostri ragazzi, e impariamo a parlare di più e meglio: mettiamoci a disposizione, magari, potremo soccorrere i nostri ragazzi in un momento di difficoltà!
Stimoliamo i ragazzi a mantenere vivi i rapporti personali e non solo via social, cresceranno e matureranno anche in responsabilità! La pandemia potrà essere anche occasione di una crescita, se saremo capaci di spiegare che tenere comportamenti responsabili, non avventati, sarà una protezione per chi è debole e più a rischio, oltre che per noi.
Con un uso corretto delle mascherine e con un lavaggio accurato delle mani ogni qualvolta sia necessario, faremo un servizio a noi, a loro e a tutti!
Per concludere, vorrei ricordare che venerdì 20 novembre s’è celebrata la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: in questo giorno, nel 1989, fu approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti del fanciullo, dall’Assemblea Generale dell’ONU, ratificata poi anche dall’Italia, nel 1991.
In Italia, il 13,5% dei ragazzi abbandona la scuola prima del tempo. Questo avviene spesso a causa della povertà di alcune famiglie, e ciò ruba il futuro ai bambini e ai giovani.
Non rischiamo che, tra i danni della pandemia, ci sia anche un aumento della dispersione scolastica: sarebbe una ulteriore sconfitta per la nostra società.
Il futuro economico, il benessere del nostro paese, come anche la difesa delle fasce economicamente più deboli passa anche e soprattutto per l’istruzione, da una buona istruzione per i nostri giovani. Saranno loro che riceveranno il testimone dagli adulti di oggi per la ricostruzione economica e sociale della società del post-pandemia.
Oggi la pandemia è come una guerra mondiale, ma contro un nemico invisibile che si annida in mezzo a noi: non tradiamo i nostri ragazzi!
Le armi usate in questa guerra non sono quelle convenzionali e l’addestramento si compie con lo studio, la formazione, la cultura, la crescita insieme ad altri coetanei e con gli adulti che spiegano, correggono, consigliano.
Ecco, le scuole sono anche questo, ed è soprattutto per questo che occorre riaprirle, tutte – in sicurezza – al più presto: prima e meglio delle piste da sci.
Germano Baldazzi