SCRITTORE SUMERO: IL TIGROTTO DI MOMPRACEN
Ero seduto, poco distante da me il mare brillante di tarda mattinata, avevo acquistato il giornale e decisi di leggerlo proprio lì. In primavera quella darsena è un salotto per pochi intimi. Non mi concentrai sugli articoli, ma sul sole. Chiusi le palpebre perché i raggi mi scaldassero. Quasi mi addormentai. Dei passi sollecitarono la mia curiosità. Sul bordo del molo camminavano un ragazzo e una ragazza. Lui magro, alto, capello curato, vestito casual, ma con una eleganza d’ordinanza, quasi uniforme. Sui quaranta ben tenuti. Lei, qualche anno in meno, capelli raccolti, castana, formosa, un pantalone attillato e camicia verde. Il mio occhio si concentro’ sulla donna, ma poi si richiuse subito desideroso di sole. La coppia si sedette sugli scogli, lei parlava, vociava come un torrente, lui ascoltava agitato. Ascoltava come per dire “che palle”, io mi chiesi allora se fosse migliore il mio silenzio o la voce della ragazza? Immagino come cambiano le interpretazioni maschili a pochi metri. Mi alzai e raggiunsi il chiosco poco distante, mi sedetti allo sgabello e ordinai un orzo. Il caffè non mi piace. Neanche l’orzo, però ci sono affezionato. Mi guardò il barista e, con confidenza, mi chiese se aspettassi ed io risposi sorridendo di sì, ero in attesa del suo orzo e magari di acqua frizzante . Mi sorrise e annuì. Gli risposi, quindi, che ero da solo e iniziai un mio ragionamento sulla bellezza dei colori delle barche, lui replicò orgoglioso di quel panorama. Al bancone del chiosco si aggiunse la coppia, bevvero un caffè entrambi. Lui mi guardò e mi chiese se avessi da accendere. No, replicai. Prese l’accendino il barman e lo offri’ all’avventore. Si accese la sigaretta e il fumo viaggio’ verso di me. Non mi chiese scusa. Con un gesto repentino mi abbassai e dissi ad alta voce e sorridendo che l’aria leggera tende a salire. Mi rispose che eravamo all’aperto. La ragazza si irrigidi’ conoscendo l’indole del suo accompagnatore. Aprii nuovamente il giornale e mi misi a leggerlo in silenzio. Si sollevò la voce del ragazzo con tono maiuscolo critico sul posto. Aveva viaggiato ovunque ripeteva, Azzorre, Canarie, Maldive, Caraibi, e ovunque il mare è più bello. Quasi una punizione quel posto pensai io a sentire lui. Diceva alla ragazza, sai in Florida sui moli puoi trovare salotti eleganti con poltrone automassaggianti. Una figata, non questa tristezza. Lo guardai, annuì e mi scusai per l’intrusione. Chiesi loro se conoscessero Mompracen, l’isola di Mompracen. Lui mi guardò, mai visitata rispose, però ho amici che ci sono stati, incantevole mi hanno detto. Non costa neanche tanto, così mi hanno riferito, ci andrò. Lui si girò, guardò l’orologio, e le disse andiamo, torniamo. Senza salutare si avviarono alla macchina e lei a metà percorso gli disse che aveva dimenticato il bracciale sul bancone. Sempre la solita, sei sbadata, il suo commento. Lei tornò indietro preso il bracciale, incrocio’ i miei occhi e svelto le sussurrai. Puoi dirgli che se il suo amico è Emilio Salgari può salutarmelo. Il mare più bello del Mondo è dove fai il bagno tu.
Io non porto l’orologio.
Scrittore Sumero