CORONAVIRUS: L’ANALISI, ‘7 GIORNI PER CAPIRE SE CI SARA’ DISCESA CASI’= ‘Sapremo le ultime misure saranno state sufficienti’
Roma, 16 nov. (Adnkronos Salute) – “Nei prossimi giorni cominceranno a
entrare sulla curva dei casi, dei posti occupati in terapia intensiva
e delle ospedalizzazioni gli effetti delle ultime misure del governo,
in particolare l’istituzione delle zone rosse di questa settimana;
questi effetti dovrebbero mostrarsi anche sulla curva dei decessi.
Grazie a tutto questo da qui a 7 giorni avremo un quadro molto più
chiaro della situazione. In particolare, sapremo se queste ultime
misure saranno state sufficienti a incominciare la tanto agognata
discesa. Incrociamo le dita”. E’ l’analisi del gruppo di scienziati
che si occupano della pagina Facebook ‘Coronavirus-dati e analisi
scientifiche’.
“L’andamento dei casi, degli ospedalizzati, delle terapie intensive e
dei decessi, stanno tutti andando a velocità di crescita differenti, e
stiano anche diminuendo il trend di crescita in maniera differente. A
metà ottobre il tempo di raddoppio delle varie curve era: per i casi 7
giorni (raddoppio ogni settimana); ospedalizzati 9; terapie intensive
10 e decessi 6,5 giorni – riporta l’analisi – Gli ultimi dati
disponibili dicono invece che questi valori raddoppiano in 35 giorni
per i casi; per le ospedalizzazioni e le terapie intensive in 19
giorni; e per i decessi in 12 giorni”.
“La percentuale degli ospedalizzati a settembre,
quando avevamo il massimo controllo, e quindi la rappresentazione più
realistica dell’epidemia, si aggirava attorno al 6%, con la
percentuale di letti in terapia intensiva occupati attorno allo 0,65%
- ricostruisce l’analisi – Da quel momento però qualcosa è cambiato:
gli sforzi ora vengono principalmente concentrati per seguire la
ricerca dei nuovi casi, facendo sì che le guarigioni vengano accertate
con meno efficienza. Questo ha gonfiato un po’ il denominatore del
‘totale positivi’, cosa che in condizioni normali dovrebbe abbassare
il rapporto tra ospedalizzati e positivi, invece che alzarlo. Dove
però la situazione è sfuggita al controllo e non si trovano più molti
degli asintomatici o poco-sintomatici ci possiamo aspettare che
nonostante questo effetto che ‘gonfia’ il denominatore sia comunque
preponderante la sottostima dei nuovi casi, e cioè possiamo aspettarci
che entrambi questi rapporti (terapia intensiva/positivi e
ospedalizzati/positivi) crescano ben sopra quei valori di settembre”.
“I dati sembrano confermare le difficoltà ad avere una reale
percezione del contagio in Piemonte e Liguria ma anche in Valle
d’Aosta, Sicilia e Puglia. È bene comunque ricordare che le situazioni
di queste 5 regioni sono diverse – proseguono gli scienziati – Le
prime 3 hanno già molti casi ufficiali, e quindi scoprire che
potrebbero avere un cospicuo sommerso è un grosso problema. La
situazione è relativamente meno grave per le ultime due che hanno
invece un numero di casi più basso”.