EMERGENZA SANITARIA: LE SOLUZIONI DI CHIARATO

La cura del paziente dovrebbe essere al primo posto in ogni momento, non solo in fase di pandemia.
Invece, neanche un’emergenza sanitaria come quella odierna, ha smosso le autorità competenti a potenziare il sistema sanitario pontino.
Dal 2010 sono stati chiusi gli ospedali di Cori, Cisterna, Sezze, Gaeta, Priverno e Minturno alcuni rimasti Punti di Primo Intervento (PPI), oggi ridotti a Punti di Assistenza Territoriali (PAT), da giugno di nuovo attivi H24 ma impossibilitati a svolgere funzioni emergenziali. Conseguenza, il collasso dell’Ospedale Goretti di Latina.
Nel 2017 il Lazio aveva 72 strutture di ricovero pubbliche, nel 2017 diventate 46 (16 in meno).
Oggi, nonostante gli 1,4 miliardi stanziati dal Governo solo per l’aumento delle terapie intensive, in tutto il Lazio ci sono 590 posti. La capacità è salita di soli 176 posti sui 282 attesi.
E se il Presidente della Regione Lazio se ne lava le mani, limitandosi ad emanare una “manifestazione di interesse per l’attivazione della funzione domiciliare Covid-19”, le autorità locali sono totalmente assenti.
Infatti, invece di battersi per la propria sanità, perno di una società civile, il sindaco Coletta ed il suo entourage pensano al coprifuoco, scaricando ancora una volta sui cittadini il decantato “senso di responsabilità”. Situazione allarmante laddove si pensi che Coletta, oltre ad avere i poteri e i fondi per una migliore gestione emergenziale (sono stati stanziati 3 milioni di euro), è anche il Presidente della Conferenza dei Sindaci sulla Sanità, luogo di confronto in merito alla definizione di un atto aziendale che valorizzi le eccellenze e risolva le criticità.
Non basta certo la recente firma apposta alla petizione lanciata assieme ad altri 200 Sindaci a sollevare l’amministrazione comunale dalle proprie responsabilità e doveri.
Si ricordi poi che nel 2019 veniva siglato (da ASL e Comune di Latina) il protocollo d’intesa “LATINA OSPEDALE SICURO” volto alla realizzazione del nuovo nosocomio presso B.go Piave mentre l’ospedale Goretti è dal 2015 che attende la fine dei lavori di ampliamento della struttura per cui la Regione avrebbe già stanziato i fondi.
Saremmo dovuti pertanto arrivare maggiormente pronti alla crisi sanitaria attuale. Per contro, invece di reagire con prontezza, gli operatori del 118 sono costretti a fare appello ai cittadini chiedendo di “chiamare solo per vere necessità”. E’ nota a tutti la situazione in cui gli operatori sono costretti a lavorare. Ad oggi ci sono 30 mezzi dell’emergenza-urgenza 118 tra convenzionati e ARES, e se 10/15 di questi sono costretti in fila ogni giorno per ore (con pazienti a bordo per i quali non ci sono posti letto), i territori limitrofi restano scoperti. Il rischio è pertanto dei malati NON
COVID con patologie gravi.
Senza contare che i posti in terapia intensiva sono 12 totali (6 per i malati Covid, 6 per altri malati).
Una sanità che rischia il collasso se non si interviene al più presto con la riapertura dei reparti utilizzabili degli ospedali dei Paesi limitrofi (chiaramente assieme ad un’implementazione del personale sanitario), o ancora con la concessione delle autorizzazioni all’analisi dei tamponi ad altri laboratori pubblici (ora rilasciata solo al Goretti). Ancora, si potrebbe
pensare, come suggerito dagli operatori del 118, alla messa a disposizione di macchine ASL per i tamponi a domicilio onde evitare il blocco delle ambulanze.
Ugualmente, si potrebbe chiedere l’aiuto dell’Esercito per allestire e gestire «ospedali da campo», con tensostrutture modulari riscaldate, in grado di ricoverare pazienti Covid a bassa intensità. Coinvolgere le strutture alberghiere in crisi o comunque bloccate dagli interventi restrittivi del Governo, per ospitare i pazienti in quarantena, così da garantire
anche loro la facilità di approvvigionamento delle materie prime.
Queste sono proposte concrete e realmente fattibili in brevi tempi , il mio auspicio data la situazione è che le istituzioni competenti si adoperino adesso prima che sia troppo tardi.
Latina 06/11/2020 ANDREA CHIARATO
FRATELLI D’ITALIA

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