La strage degli innocenti
Willy, ragazzo di colore del tutto innocente, che per difendere un amico da una violenza viene barbaramente ucciso a Colleferro dalla furia di 4 o più personaggi sempre in cerca di menare le mani contro
qualcuno. Don Roberto, prete buono ed innocente che, mentre fa dell’amore verso il prossimo atto di fede, viene ucciso a Como con violenza da un immigrato tunisino clandestino. Maria Paola, 20 anni
innocente, che vuole solo amare liberamente viene uccisa a Napoli insensatamente del fratello invasato di
rabbia cieca e sorda. Evan, bambino di 21 mesi naturalmente innocente, che vuole solo amore viene ucciso a Modica dalle vilissime percosse ripetute di un adulto che avrebbe dovuto proteggerlo ed insegnargli cose buone.
C’è un filo, un nodo scorsoio, che unisce e lega questi quattro omicidi( e molti altri….) succeduti in pochi
giorni che scuotono la coscienza e la mente di tutta la nazione italiana.
Ed è l’ignoranza, la mancanza di strumenti di pensiero e di azione verso la vita al punto da indirizzare questo vuoto esistenziale con rabbia infernale contro qualcuno che invece esprime la volontà di vita e che la esprime in modo cosciente ed attivo, con amore .
Contro una visione della vita positiva, orientata alla fiducia verso se stessi e verso il mondo.
Perché questo accade in modo sempre più marcato?
Perché aumenta, ed è destinato ad aumentare se non faremo nulla , il gap tra chi è nella disponibilità di accedere al sapere, al mondo della moderna conoscenza e della continua variabilità di schemi
comportamentali sempre più parcellizzati e tra chi questi rapidi ampliamenti di cultura non li raccoglie e ne li accetta per diversi motivi.
I bisogni di emancipazione e di crescita sono diffusi ma non sono eguali per tutti.
Non lo sono per le occasioni, che oggettivamente non sono le stesse per tutti e non lo sono per le ambizioni, che oggettivamente sono molto differenziate tra individuo ed individuo.
In un mondo che va veloce, velocissimo, restare indietro è facile, facilissimo.
Non intendo dire che esiste la responsabilità sociale in fatti così dove è evidente quella personale.
Ma ci dovrebbe preoccupare in fatto che se non facciamo molto per limitare le condizioni che allontanano i meno preparati e coloro che non fanno abbastanza per rimanere al passo e che accumulano frustrazioni ed
isolamento, allora il problema aumenterà.
Sono contrario, per formazione, per cultura e per profonda convinzione, alle società omogeneizzate.
Amo le differenze, amo il confronto e non vorrei mai vivere in un mondo dove tutti sono simili, dove tutti hanno le medesime ambizioni, dove tutti approvano lo stesso stile di vita.
Ma credo che si può essere civili anche nel mondo più segmentizzato, più disorganizzato nel suo esprimere se stesso.
E che si debba fare tutto ciò che è nella nostra possibilità di azione per promuovere la crescita.
Perché è di questo che abbiamo bisogno: di crescita.
Crescita culturale, crescita individuale e perché nò, crescita economica.
Ne abbiamo bisogno tutti, perché deve essere è sarà la crescita a rappresentare il nuovo corso della società umana e non la decrescita, che è solo infelice, molto apprezzata dalle finte democrazie e dai sciocchi
populismi che, a mio parere, sono destinati al ridimensionamento nei prossimi anni.
Crescita significa pace, anche pace emotiva, di cui si sente davvero bisogno.
Basta con questo clima avvelenato, questa realtà intossicata fatta di nemici ovunque, questo rancore sordo e invalido che è stato installato e propalato come viatico di speranza.
Non ha speranza alcuna di vincere invece, il livore accidioso che troppo spesso genera il male.
Agostino Mastrogiacomo
Presidente Acli Terra Latina