Comunicato stampa “Sulla rigenerazione urbana il Comune di Latina produce una specie di piano casa con una visione vecchia di oltre 20 anni”
Peccato che il Comune di Latina abbia perso l’ennesima occasione per dimostrare di avere nel proprio DNA l’idea di città e soprattutto l’idea di città che vuole costruire un rapporto con il mare. Riqualificare e rigenerare il territorio non è certo quello che l’Amministrazione comunale di Latina farà. Molto riduttiva è difatti l’applicazione della Legge sulla Rigenerazione urbana (Legge Regionale 18 luglio 2017, n. 7) che l’Ente sta mettendo in atto con del recepimento degli articoli 3,4 e 5 della legge regionale di Rigenerazione urbana del 2017, escludendo quello più importante e strategico per una rigenerazione lungimirante, ovvero l’art.2.
Anche l’intera Marina di Latina è stata perimetrata integralmente, consentendo in tal modo un vero e proprio “massacro” della stessa, con interventi per tutti i privati che lo vorranno di demolizione e ricostruzione anche con un premio di cubatura senza un atto programmatorio generale. Un intervento a macchia di leopardo.
In generale trovo un impianto debole nella relazione tra le deliberazioni del consiglio di indirizzo – l’impianto strategico generale e le delibere 27-28 e 29 che dovrebbero trasformare quell’impianto in realtà.
Le leggi di rigenerazione urbana e i principi richiamati nelle deliberazioni di indirizzo fanno riferimento alle prossime sfide urbanistiche che dovremo affrontare da qui a 30 anni:
-la sostenibilità ambientale delle nostre città,
-la densificazione orientata dell’esistente e il recupero ecologico degli ecosistemi urbani e periurbani,
-quindi la gestione dell’acqua, la rinaturalizzazione di aree urbane abbandonate, la trasformazione permeabile dei suoli con lotta all’asfalto (gli standard ora sono per consuetudine restituiti come parcheggi, quindi suoli inquinati), -la mobilità sostenibile intesa come rete di trasporto, non biciclettata per il tempo libero,
-il ciclo dei rifiuti separato tra umido solido, umido liquido, riciclabili per materie prime e non reciclabili, – la premialità per gli interventi impiantistici passivi sugli edifici etc.
Questo panorama sono le 10 sfide per il clima del protocollo di Parigi, che nelle produzioni normative europee varie stanno diventando norme, prescrizioni e incentivi, protocolli pubblico-privato tra amministrazioni cittadine e fondi (protocollo c40 – gruppo bloomberg – Milano e Roma capofila per l’Italia).
Questi aspetti sono richiamati come principi generali nella delibera di indirizzo ma non trovano esito nelle delibere applicative .
Ci si aspetterebbe che le delibere applicative spieghino per esempio:
– la quantità di suolo rinaturalizzato con piantumazioni di alberi nei terreni di pertinenza a fronte di premialità volumetriche,
-l’indice di permeabilità del suolo minimo per evitare gli allagamenti da piogge torrenziali tipo bombe d’acqua, che tipo di impiantistica edilizia prende premialità;
– come indirizzare ragionamenti di comparto urbanistico per la ricucitura ecologica,
-come smettere di pensare che le opere di urbanizzazione primaria siano l’intubazione dei fossi e delle acque correnti che diventano fogne morte che si sovraccaricano con le piogge,
– come pensare gli spazi verdi all’interno di una rete della mobilità sostenibile dagli spazi verdi di prossimità, a quelli di quartiere, a quelli simbolici della città, le piazze storiche; quindi un ragionamento di come muoversi in città attraversando aree pedonali o ciclabili o a veicoli elettrici appetibili. Ciò significa ad esempio dare premialità volumentrica a chi cede porzioni di lotto che danno possibilità di implementare la rete della mobilità sostenibile.
Questa visione consapevole delle sfide urbane e delle tecnicalità da applicare avrebbe potuto favorire premialità edilizie anche maggiori gettando le basi a una città migliore e in armonia col territorio. Si poteva perseguire l’idea di una città giardino per dare un senso all’intervento complessivo. Il corretto approccio alla rigenerazione urbana può consentire di affrontare i problemi creati dal cambio climatico sui microclimi locali. A Latina per esempio i problemi di allagamento, l’aumento delle siccità e delle isole di calore urbano fra suoli e pareti artificiali, la gestione dei picchi e black out energetici per il raffrescamaento etc etc.
Al contrario le norme applicative delle delibere 27-28-29 parlano solo di premio edilizio e forme perequative, tradiscono una visione della città ferma ai primi del 2000. Affrontano correttamente una liberalizzazione delle destinazioni d’uso tra categorie complementari e limitrofe, ma non vanno oltre. Per il resto ti dicono solo che puoi costruire un po’ di più, col paradosso che la città che si costruira’ sarà solo un po’ più artificiale. Sembra tra l’altro una visione urbanistica rozza, che tradisce poca cultura politica in materia di scelte urbane.
Per chiudere su questo argomento, si fa riferimento genericamente alla rigenerazione urbana e lo si interpreta come un banale piano casa che pregiudica proprio quello sviluppo sostenibile che richiamano gli intenti rigenerativi.
Questo sguardo al passato si traduce anche come una assenza di riflessione della relazione tra tecnologie della dematerializzazione (internet e altre) e ambiente. Per essere competitivi prima cosa dobbiamo poter comunicare con protocolli sicuri all’interno della globalizzazione, gestire dati velocemente, in tante parti d’Italia non abbiamo la fibra ottica. Questi strumenti permettono di fare riunioni in presenza (videoconferenze) da remoto, senza prendere l’auto e spostarsi, mentre si condividono documenti su piattaforme protette. Quindi si annullano i tempi di spostamento, si aumenta la produttività (tempo-denaro) e si riducono i loro riflessi ambientali. Per esempio le premialità edilizie come si danno a chi implementa distretti produttivi superconnessi?
Questa parte non c’è nemmeno lontanamente, con ovvie ricadute sulla possibilità di prefigurare e investire sul futuro. Mi sembra una deliberazione che non conosce internet e il dibattito attuale che si sta facendo sul paese di come colmare il divario tecnologico delle nostre città rispetto alle altre economie avanzate. Aspetto grave quando si vuole intendere la rigenerazione urbana come strumento per la competitività del territorio.
Claudio Moscardelli
Segretario Provinciale PD Latina