Il partigiano Coletta e l’ossessione per Mussolini
A meno di 24 ore dall’articolo con il quale si faceva notare l’attenzione spasmodica per la storia della giunta Coletta, l’intrepido sindaco senza cravatta ha dato dimostrazione della priorità dell’agenda targata Lbc. La cancellazione di ogni riferimento all’origine storica della città.
Leggi anche: Giunta Coletta: il libro da cambiare era quello di storia
Ed’è così che, con vistosa miopia storiografica, il sindaco (che ancora deve risolvere la questione chioschi al mare, la gara del trasporto pubblico, la vicenda Latina Ambiente, la valorizzazione dei musei, il problema decoro urbano ecc….) ha ben pensato di chiedere alla commissione toponomastica di cambiare il nome dei giardini pubblici Arnaldo Mussolini (fratello giornalista del dittatore brutto e cattivo sotto il cui regime, tuttavia, si è realizzata la bonifica pontina ancora studiata per la sua magnificenza idraulica) e dedicare quel parco a due grandi della lotta anti mafia italiana, i giudici Falcone e Borsellino.
Dopo la battaglia grammaticale per declinare gli assessori a seconda del sesso di chi ricopre l’incarico ecco la nuova chiamata alle armi.
Ora, ammesso e non concesso che quel parco, ridotto in quel modo, possa far onore a chiunque venga intitolato visto che dovrebbe convivere con scarabocchi, fontana vuota e sporca, erba alta, droga e sporcizia, davvero si fa fatica a capire perchè la giunta Coletta con il suo capitano in testa sia così convinta che il domani migliorerebbe cancellando ogni tipo di radice, storica e non politica, della città.
Un libro di divisione, di partigianeria, di strafottenza è quello che la poco avvezza alla politica e all’amministrazione giunta Coletta sta riscrivendo. Un libro poco poco obiettivo che non piace ai molti e che soprattutto non aiuta una città che lentamente muore.
E allora poco importa se nulla funziona, l’importante è che si possa andare in giro per gli uffici in ciavatelle e magliettina, che si possa fare il girotondo cantando bella ciao, che si possa dire a gran voce che Latina è città dell’accoglienza (poi poco importa se quei poveri ragazzi vengono abbandonati a loro stessi per tutto il giorno, senza parlare la lingua del posto e siano ormai vittime di un racket che li utilizza come mendicanti a tempo pieno). L’importante è mantenere la forma “radical chic”
Andrea Lucidi
Caro sindaco eri una speranza ora stai diventando una rassegnazione.