Coronavirus. Lockdown: Probabile povertà per molte famiglie
(AGI) – Roma, 23 apr. – Se il lockdown si dovesse prolungare 360 mila famiglie scivolerebbero in povertà.
La stima è contenuta in uno studio sulle conseguenze del Covid-19.
Secondo un’analisi di Lavo.info, l’emergenza sanitaria determina un incremento del rischio di povertà di circa 8 punti percentuali.
Con il Coronavirus – sostiene Save the Children – il 73,8% delle famiglie ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il proprio impegno retribuito. I pacchi alimentari distribuiti alle famiglie in difficoltà – riferisce il Banco alimentare – sono aumentati del 40%. L’insieme di questi dati mostrano come i 5 milioni di italiani in povertà assoluta, censiti dall’Istat l’anno scorso, potrebbero aumentare di qualche milione.
“E’ evidente che l’emergenza sanitaria è la punta dell’iceberg: sotto cova un’emergenza sociale molto pesante”, afferma Roberto Rossini, presidente Acli e portavoce Alleanza contro la povertà.
- ALLEANZA CONTRO LA POVERTA’, BISOGNA FARE PRESTO
“I dati – sottolinea Rossini – indicano che moltissime persone vivono del lavoro che fanno e quindi ora sono prive di reddito e scivolano nella povertà.
Anche i lavoratori dipendenti, che avranno la cassa integrazione a maggio, stanno sopportando due mesi di scoperto e senza risparmi non possono andare avanti.
Tra i lavoratori autonomi, si tratta di capire quanti rischiano di non riaprire la propria attività e quindi entrare nella disoccupazione.
Non sappiamo, anche con la fase 2, quanti italiani riprenderanno a lavorare e come, se cioè in misura tale da riconquistare parte del reddito perduto in questi mesi.
Le sezioni provinciali delle Acli – prosegue Rossini -stanno aumentano in misura esponenziale il numero di pacchi alimentari in distribuzione.
Temiamo che l’emergenza sociale ci accompagnerà per del tempo. Bisogna capire, difronte alla nuova povertà, quali strumenti metterà a disposizione lo Stato.
Come Alleanza abbiamo chiesto di allentare alcuni paletti del reddito di cittadinanza, di correggere le cose che non andavano come i 10 anni di residenza richiesti per gli stranieri e la scala di equivalenza delle famiglie sbilanciata a favore dei nuclei senza figli.
Chiediamo poi che sia accettato l’Isee corrente e non quello relativo al 2019 e siano ridotti i vincoli patrimoniali.
Infine, di velocizzare le procedure: bisogna fare presto”. (AGI)