A.D. H. D.
Con la sigla ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) si intende un disturbo evolutivo meglio conosciuto con il nome di Sindrome dell’Attenzione con Iperattività. Questa patologia è caratterizzata da sintomi quali: comportamenti di inattenzione, iperattività, distrazione, impulsività, passaggio veloce da un’attività all’altra, difficoltà nel portare a termine le azioni intraprese, scarsa capacità nel rispettare le regole; tutti comportamenti inappropriati per il livello di sviluppo cognitivo raggiunto dal minore.
Il DSM 5 diagnostica tre tipi di ADHD:
- ADHD con predominanza disattenzione/distrazione
- ADHD con predominanza di iperattività/impulsività
- ADHD di tipo combinato.
Tutti questi comportamenti compromettono la vita del minore a livello funzionale, quindi vi saranno problemi con il rendimento scolastico, nelle relazioni con gli altri.
L’impressione che si ha quando si è di fronte ad un minore affetto da questa sindrome è la percezione di non essere ascoltati, questi bambini difficilmente seguono le istruzioni, non riescono ad organizzarsi, evitano le attività che richiedono un’attenzione sostenuta, spesso perdono i propri oggetti.
Il trattamento terapeutico non deve essere una psicoterapia bensì un intervento psicoeducativo, dove basilare sarà la promozione dell’autocontrollo per il miglioramento di strategie di “problem solving”, si dovranno effettuare delle tecniche di apprendimento sociale con cui si insegneranno al minore delle abilità specifiche nella regolazione di sé..
Fondamentale è che i genitori ricevano un sostegno poiché devono imparare a gestire il comportamento difficoltoso del minore; devono essere monitorati i “comportamenti- problema”, fondamentale è il rinforzare i comportamenti positivi con lodi e premi, cercando di far diminuire i comportamenti indesiderati ignorandoli.
Importantissimo è il rapporto con la scuola, ove si dovrà fornire alle insegnanti degli elementi di conoscenza sull’ ADHD e delle strategie per far fronte alle caratteristiche cognitive e comportamentali del minore. Quindi bisognerà effettuare un lavoro sulla struttura della classe, sui comportamenti problematici, un’analisi delle conseguenze positive e negative, un lavoro sull’integrazione del minore rivolto anche ai genitori del gruppo classe che frequenta il minore.
In alcuni casi è necessario l’intervento farmacologico con metilfenidato o atomoxetina.
Dott.ssa Alessia Micoli, psicologa criminologa