Ascoltare l’adolescente in una Consulenza Tecnica di ufficio

di Alessia Micoli, criminologia

Quando una coppia genitoriale decide di interrompere il proprio percorso di vita, deve affrontare dei percorsi legali.

Si può procedere alla separazione consensuale, quando la coppia si trova in accordo su modalità e richieste; invece, si procede alla separazione giudiziale, quando vi è un conflitto e vi sono richieste legate all’aspetto economico ed all’aspetto logistico, che riguarda la casa matrimoniale.

All’interno della causa, molto spesso le parti chiedono l’affidamento esclusivo dei figli e si chiede una risposta al magistrato.

Il magistrato può disporre, anche su richiesta di una delle parti, una consulenza tecnica di ufficio (C. T. U.) ove il proprio consulente deve andare ad appurare in un lavoro che dura 120 giorni, tramite i quesiti decisi, lo stato psicologico del minore, deve valutare le capacità genitoriali, le dinamiche familiari, suggerire l’affidamento migliore e redigere il calendario di visita con il genitore non affidatario.

Per espletare il lavoro è fondamentale ascoltare il minore, od i minori; inoltre, il consulente deve osservare il minore con i rispettivi genitori.

Nella maggior parte delle situazioni, quando vi sono dei figli adolescenti, il colloquio con loro è molto delicato poiché l’adolescente può assumere atteggiamenti oppositivi, ribelli e poco collaborativi creando degli ostacoli alle operazioni peritali.

In tal caso è fondamentale che il consulente riesca a carpire gli atteggiamenti ostili ed antipatici, che sovente possono essere messaggi, con significato differente, rivolti ai genitori.

Il minore, all’interno dei colloqui peritali, deve essere messo a proprio agio, in modo tale che possa esprimere le propie esigenze e le proprie emozioni.

L’ascolto deve avvenire in una modalità protetta, ovvero deve essere video registrato e laddove vi sono dei consulenti di parte (C. T. P.) non devono presenziare, ma acquisire la video registrazione, prenderne visione ed eventualmente suggerire un altro incontro ove chiedere al consulente di rivolgere delle domande.

Le modalità della comunicazione devono essere specifiche dell’età evolutiva in cui versa il minore.

Fondamentale è la preparazione e l’esperienza del consulente nominato dal magistrato, il quale dovrà sapersi destreggiare di fronte agli atteggiamenti, alle richieste ed ai bisogni del minore.

Bibliografia

Micoli A., “Genitore di fronte alla C. T. U. “, Franco Angeli, 2012

Micoli A. “La valutazione delle competenze genitoriali”, Key Editore, 2024

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