Cyberbullismo, uno scambio di messaggi con toni e frasi vessatorie tra 13enni di Latina finisce alla Procura per i Minorenni

Uno scambio di messaggi su Instagram, avvenuto tra tredicenni di Latina, in cui sono stati usati toni e frasi vessatorie con l’obiettivo di bersagliare e marginalizzare l’altro, è finito all’attenzione della Procura presso il Tribunale dei Minorenni di Roma cui si è rivolta la Garante per l’Infanzia e l’adolescenza del Lazio, Monica Sansoni. Il materiale è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria che indaga sulle ipotesi di reato di  cyberbullismo e cyber- vittimizzazione. Il caso è di Ferragosto e sono stati i genitori di un ragazzo giovanissimo, dopo aver scoperto le chat, a segnalarlo all’Ufficio della Garante, chiedendo e ottenendo protezione per il minore.

“Ferragosto  – spiega Sansoni – è visto dai ragazzi come momento di potenziamento dello svago, di reunion che avviene sulla spiagge, negli stabilimenti o in discoteca e queste reunion si potenziano soprattutto sui social. Tra i ragazzi vale la regola dell’”appaio quindi sono” e quello che a me è arrivato in questi giorni è una forte violenza on-line tra ragazzi. La cosa che dispiace di più è che accada anche tra conoscenti e amici, ragazze e ragazzi senza distinzione di sesso, attraverso un linguaggio che istiga all’odio e soprattutto all’esclusione”. E’ emersa all’attenzione dell’istituzione regionale anche una facilità a giudicare, senza filtri e senza mezzi termini, il vissuto degli altri se non è omologato a quello della massa. Chi resta fuori, insomma viene preso di mira, sbeffeggiato e offeso. E questo oggi non è ammesso: oltre al disvalore sociale, è reato.

“C’è stato un caso specifico venuto fuori tra ragazzi di Latina nei confronti di coetanei che per varie ragioni, non hanno potuto passare il ferragosto fuori casa con gli altri. Attacchi violenti. Parliamo di adolescenti che frequentano scuole medie di Latina, a volte di preadolescenti. Qui non basta più creare consapevolezza tra i giovani su come vivere nel web, ma occorre un risveglio dei genitori. Un genitore  su tre non sa quale sia la vita dei proprio figli e non solo sul web, parlo della quotidianità, la vita vera, che poi viene traslata sui social. Noi genitori abbiamo una forte responsabilità rispetto ai mezzi di comunicazione alla quale non possiamo sottrarci. E quando io vedo il concretizzarsi di un reato,  ho il dovere di sporgere denuncia”.

(fonte: radioluna.it di Roberta Sottoriva)

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