Affrontare una separazione giudiziale ed una C. T. U.
Oramai la separazione è un evento molto diffuso, poiché sono molte le coppie di decidono di interrompere il loro progetto di vita; è un passaggio molto difficile e sofferto. Spesso si arriva a questa, drastica, decisione dopo un periodo altamente conflittuale, ove i coniugi non si riescono a mettere d’accordo su nulla, non hanno più interesse in comune e non provano più nulla l’uno per l’altro.
L’art. 151 del Codice civile afferma che: “la separazione può essere chiesta quando si verificano, anche indipendentemente dalla volontà di uno o entrambi i coniugi, fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio alla educazione alla prole. Il giudice, pronunziando la separazione, dichiara, ove ne ricorrono le circostanze e ne sia richiesto, a quale dei coniugi sia addebitate la separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio”. La situazione diviene ancora più difficile quando ci sono dei figli e quindi si ricorre in Tribunale alla richiesta delle consulenze tecniche di ufficio ove il Magistrato nomina un proprio consulente che valuta il benessere psicologico del minore e la capacità genitoriale degli adulti.
L’articolo 145 del Codice civile afferma che: “in caso di disaccordo ciascuno dei coniugi può chiedere , senza formalità, l’intervento del giudice il quale, sentite le opinioni espresse dei coniugi e, per quanto opportuno dai figli conviventi che abbiano compiuto il sedicesimo anno, tenta di raggiungere una soluzione concordata”. L’obiettivo della consulenza tecnica è il poter riuscire a rispondere ai quesiti che riguardano, circa la sfera psicologica, le modalità di affidamento ad uno a ad entrambe i genitori; quindi, in questo lavoro che durerà circa 120 giorni, verrà valutata la capacità affettiva, emotiva, regolativa ed educativa dei genitori; le dinamiche tra genitori e figli.
La C. T. U. viene regolata dagli art. 61, 62, 63, 64, 191, 192, 193, 194, 195, 196, 197 e 201 del Codice di procedura civile.
Il minore all’interno di questi contesti è sempre una vittima del mondo degli adulti poiché viene “immesso” in un sistema più grande di lui; viene a contatto con figure nuove e che non conosce, alle quali dovrà raccontare se stesso e la propria vita. La metodologia della consulenza è molto importante in quanto prevede degli incontri individuali con i genitori, la coppia genitoriale, incontri con i familiari più vicini al minore, gli insegnanti, i Servizi Sociali (ove sussistono), somministrazione dei test, osservazione delle dinamiche familiari, e visite domiciliari. Al termine di questi lavori il consulente dovrà redigere una relazione, inviarla ai legali o ai consulenti che dovranno rispondere ed il consulente dovrà nuovamente scrivere alle osservazioni poste ed inviare il tutto al Giudice. Inoltre, le parti possono decidere se farsi seguire da un consulente di parte, che parteciperà a tutte le operazioni peritali.
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