TORNARE ALLA NORMALITÀ, MA PROTEGGERE TUTTI


Girolamo Digilio*
 
Tornare al più presto ad una sana normalità e cercare di restituire alle persone almeno una parte della serenità perduta non significa trascurare attenzione e cure per quei gruppi minoritari di persone ancora a rischio di gravi conseguenze del contagio da SARS- Cov-2, come gli anziani e soprattutto gli over 80, i quali, pur non svolgendo spesso ruoli sociali attivi, meritano rispetto e considerazione da parte della collettività.

La persistenza di una media di circa 900 decessi alla settimana, pari a quasi  4.000 decessi nell’ultimo mese non sono un dato da prendere sottogamba o, addirittura, da non meritare di essere citato nei telegiornali anche in questi giorni nei quali, giustamente, si tende a ripristinare una sospirata e, possibilmente, sobria “normalità” della vita dei cittadini.
Non possiamo infatti non domandarci: chi sono questi morti?

Sono sparsi nella popolazione e quindi la loro incidenza percentuale è minima e difficile da combattere o si concentra   in qualche determinata categoria e quindi impone ancora mirate, precise  e decise misure di prevenzione?

Non si può negare  che l’informazione è spesso parziale ed omissiva se non manipolata. Pur nelle  difficolà da parte dei non addetti ai lavori di reperire una chiara ed esaustiva descrizione dell’andamento della mortalità da SARS- Cov-2  e del vero significato dei numeri, emerge tuttavia un dato che non può non attirare l’attenzione e richiamare ai suoi compiti  una sanità attenta ed efficiente: l’età media dei deceduti, non  vaccinati e vaccinati ai vari stadi, è intorno agli 80 anni. “Le caratteristiche delle persone che contraggono l’infezione o richiedono ricovero o purtroppo decedono rimangono sostanzialmente invariate e l’età media si colloca ai 40 anni per chi contrae l’infezione, sopra i 70 anni per chi chiede l’ospedalizzazione, anche in terapia intensiva, e sopra gli 80 anni per chi, purtroppo, decede” (Silvio Brusaferro, Presidente ISS e portavoce  del Comitato tecnico-scientifico, la Repubblica 25/3/2022).
Ciò significa che l’incidenza della mortalità da Covid è soddisfacentemente bassa se considerata in rapporto alla totalità della popolazione, cioè circa 60 milioni di persone, ma è ancora troppo alta se considerata in rapporto alla classe degli over 80, cioè circa 4,5 milioni di persone.
Particolarmente significativo a questo riguardo è il tasso di letalità, cioè la percentuale dei deceduti rispetto al numero dei contagiati che è, per esempio, del 14,52 nei maschi della fascia di età 80-89 anni e addirittura del  24,55% negli over 90, mentre è assai vicina allo zero in quelli delle fascie di età inferiori ai 40 anni.

Ciò non può non richiedere da parte delle autorità sanitarie e dei media la più chiara esplicitazione, la raccomandazione e la messa in atto di comportamenti adeguati e specifici di prevenzione   non solo da parte degli interessati, ma della collettività in generale e soprattutto di tutti coloro che a qualsiasi titolo abbiano contatti con loro, come, per esempio, l’uso della mascherina in locali chiusi frequentati anche da persone sufficientemente anziane.

E’ proprio così urgente abolire le mascherine nei luoghi chiusi come da tempo va ventilando il governo? 
Spetta comunque all’esecutivo e non certamente a noi, studiare ed elaborare, in una visione globale che complessivamente realizzi le migliori condizioni possibili per tutti, norme di comportamento adeguate alle mutevoli circostanze dell’andamento della pandemia e alle necessità della collettività.
E’ indispensabile, inoltre, una informazione capillare, personale e dettagliata delle persone anziane sui rischi che corrono e sulle precauzioni da prendere nella loro vita quotidiana, la distribuzione di chiare e semplici sinossi di regole e comportamenti per esse più indicate.
O forse si tratta di un problema marginale che riguarda persone che ”tanto devono morire”, il nostro più vitale interesse  essendo  la “ripresa” (economica) ovvero l’aumento percentuale del PIL, per cui  può diventare lecito e normale trascurare dettagli apparentemente di poco conto a quel fine, ma di grande valore umano, affettivo ed etico?

*L’autore è il professor Girolamo Digilio, già Primario e Docente di Clinica Pediatrica, Università di Roma – La Sapienza

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