La relazione di aiuto
Dr. ssa Alessia Micoli
Psicologa Criminologa
Spesso ci domandiamo ed interpretiamo sulla relazione di aiuto, su come possa essere messa in pratica e a chi rivolgerci nel momento del bisogno, in special modo quando il disagio è psicologico..
Per Rogers la RELAZIONE D’AIUTO è «UNA RELAZIONE IN CUI ALMENO UNO DEI DUE PROTAGONISTI HA LO SCOPO DI PROMUOVERE NELL’ALTRO LA CRESCITA, LO SVILUPPO, LA MATURITà ED IL RAGGIUNGIMENTO DI UN MODO DI AGIRE Più ADEGUATO E INTEGRATO. L’ALTRO PUO’ ESSERE UN INDIVIDUO O UN GRUPPO. IN ALTRE PAROLE, UNA RELAZIONE DI AIUTO POTREBBE ESSERE DEFINITA COME UNA SITUAZIONE IN CUI UNO DEI PARTECIPANTI CERCA DI FAVORIRE IN UNA O AMBEDUE LE PARTI, UNA VALORIZZAZIONE MAGGIORE DELLE RISORSE PERSONALI DEL SOGGETTO ED UNA MAGGIORE POSSIBILITA’ DI ESPRESSIONE».
La relazione può essere definita come il legame che unisce due o più persone in cui almeno uno dei protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro qualcosa che si ritiene che all’altro manchi.
È l’intervento di una figura esperta e competente in un settore specifico ovvero il settore clinico, assistenziale, sociale, psicoterapeutico.
I CONTENUTI DELLA “PROMOZIONE” POSSONO ESSERE: LA CRESCITA, SEGUENDO LE TAPPE DEL CICLO DI VITA, LA MATURITA’, INSEGUENDO UN EQUILIBRIO TRA GLI ASPETTI EMOTIVI E COGNITIVI, L’INTEGRAZIONE SOCIALE, CIOè PROMUOVENDO LA CAPACITA’ DI ADATTAMENTO ED IL BENESSERE EMOTIVO E FISICO.
Gli elementi fondamentali sono: la richiesta, il contratto, il setting relazionale, l’empatia, l’interazione, il grado di consapevolezza.
La competenza relazionale è fondamentale, nello specifico nell’assistenza, consiste nella capacità dell’operatore di esplorare il vissuto del paziente.
La costruzione della relazione avviene tramite l’ascolto attivo, cioè la capacità altamente complessa, ricettiva ed attiva che consente di poter comunicare tramite il proprio comportamento verbale e non verbale, ciò avviene attraverso l’osservazione, la comprensione ed il rispecchiamento.