Per la povertà due pesi e due misure
Ho messo l’orecchio a terra ma non si sente nessun rumore di fondo che provenga da quell’orda di benpensanti che si sono scatenati contro i furbetti del Reddito di cittadinanza ma gli stessi restano silenziosi difronte ai dati dello sfruttamento e del caporalato nelle campagne e nei cantieri edili che vengono denunciati dall’Ispettorato del lavoro nazionale che ci ricorda come certi fenomeni avvengono in tutto il territorio nazionale e soprattutto nelle aree economiche più ricche del paese.
Spesso, molto spesso, i lavoratori e le lavoratrici sfruttate e schiavizzate sono di origine straniera, le stesse che non possono percepire il reddito di cittadinanza perché non hanno dieci anni di residenza, unici in Europa, nel nostro paese.
Perché non s’indignano o si scandalizzano i proponenti e i sottoscrittori della proposta di referendum per l’abolizione del reddito di cittadinanza e tutte quelle forze politiche o singoli economisti e intellettuali, difronte ai furbetti del 110% che secondo l’Agenzia delle Entrate hanno truffato lo Stato per circa un miliardo di euro, o gli imprenditori furbetti che secondo l’Inps hanno incassato la cassa integrazione non utilizzata dai loro dipendenti o per ritornare al caporalato sull’effetto che produce il mancato versamento di contributi e tasse sui servizi sociali per i cittadini e sul sistema previdenziale.
Su questa strada il conflitto e le differenze si autoalimentano, con le persone povere gli slogan da campagna elettorale non sono ne utili ne necessari, ne penso serva una contrapposizione ideologica.
La stessa proposta presente nella legge di bilancio in approvazione rappresenta una riformicchia figlia di un clima politico esasperato che rinvia solo il problema e la sua soluzione.
Ci sono invece otto proposte dell’Alleanza contro la povertà insieme a quelle fatte dalla commissione istituita presso il Ministero del Lavoro e presieduta da Chiara Saraceno, sono analisi approfondite e soluzioni praticabili che vanno verso un maggiore equilibrio della misura anche all’interno di un platea allargata e più numerosa.
Proposte che prendono l’intera sfera del fenomeno povertà e si riferiscono al lavoro, all’ istruzione, alla casa, alle condizioni sanitarie e alle famiglie numerose, risposte difficili a un problema complesso.
L’invito resta quello di non banalizzare ma di capire prima di giudicare ed arrivare a conclusioni sbagliate e frettolose.
Roberto Cellini Portavoce Alleanza contro la povertà nel Lazio