I LEONI DI SICILIA – I FLORIO
A Palermo una volta c’erano i Florio! La storia di Palermo, ma anche di tutta la Sicilia, non si può comprendere senza parlare di questa famiglia di capitani d’industria titolari di un patrimonio immenso e che attraversa quasi 150 anni di storia intrecciandosi con la nascita dell’Italia.
La famiglia dei Florio è legata a doppio filo ai fasti della Palermo liberty e di un’epopea che va dalla fine dell’800 fino al secondo dopoguerra, una dinastia di uomini, ma anche di donne, che riuscirono a scalare, in un momento storico difficile di rivoluzioni sociali ed economiche, i più alti vertici del potere economico in Italia ed Europa.
Paolo ed il fratello Ignazio arrivano a Palermo nel 1783 da Bagnara Calabra, dopo il terribile terremoto che colpì la loro terra, dove aprono un piccolo negozietto di droghe, e spezie mediche, l’aromaterìa, dove si vendeva anche il chinino che serviva a curare la malaria, molto diffusa in quel periodo.
Le circostanze si mostrarono subito favorevoli e gli affari andarono subito a gonfie vele! In poco tempo quel piccolo negozio divenne una delle drogherie più importanti di Palermo per la grande varietà di merci trattate: fu solo l’inizio di un’ascesa vertiginosa trasformando la sede iniziale, in poco tempo, in una holding che avrebbe dato vita ad una lunga serie di fruttuose attività commerciali.
Nel 1807 Paolo Florio muore e lascia erede universale suo figlio Vincenzo di 8 anni e sarà suo fratello Ignazio a condurre gli affari di famiglia, essendo Vincenzo ancora piccolo. Ignazio comincia ad allargare gli affari nel campo commerciale creando un piccolo impero economico.
Nel 1828 muore anche Ignazio e Vincenzo a sole 29 anni assume la guida degli affari e dell’impero economico iniziato con Paolo e il fratello Ignazio, ampliandolo e diversificandolo, investendo in tutte le attività economiche del tempo, dalle tonnare di Favignana alle banche, ai piroscafi che coprono tutte le rotte arrivando persino in America, fino al buon vino, infatti, intraprese con successo la produzione di Marsala e Cognac, presenti in tutte le tavole e salotti dei regnanti e delle famiglie nobili del tempo. Insomma diventa uno dei mercanti più ricchi e commercia di tutto: stoffe, spezie, zolfo, rame senza perdere di vista la ricchezza che deriva dalla pesca del tonno.
Nel 1868 Vincenzo muore e gli succede il figlio Ignazio (i nomi Ignazio e Vincenzo sono distintivi nella famiglia Florio). Suo figlio si dimostra superiore al padre nella conduzione degli affari e arricchisce ulteriormente il patrimonio di famiglia acquistando per la favolosa somma di 2.700.000 le tre isole Egadi: Favignana, Levanzo e Marettimo e porta alla massima produzione la grande tonnara di Favignana ideando la conservazione del tonno sott’olio in lattina (perché fino ad allora si conservava sotto sale e durava poco) permettendogli di esportarlo in sicurezza fino a porti lontani. Il matrimonio con la baronessa Giovanna D’Ondes lo fa entrare di diritto nell’alta aristocrazia e diventa senatore del Regno d’Italia. Le sue attività spaziano in tutti i settori produttivi, specialmente nel settore della navigazione creando la prima Compagnia Transatlantica Palermo-New York. Sotto la sua guida la famiglia Florio conosce il suo maggiore splendore!
Nel 1891 Ignazio Florio lascia tre figli Ignazio Junior, Giulia e Vincenzo, ma è il maggiore Ignazio J. A prendere le redini dell’immenso patrimonio che ammonta a quasi 200 milioni di lire (il pane 44 centesimi, lo zucchero una lira, il pesce una lira e venti, la carne 2 lire). Sposa Franca Iacona di San Giuliano, conosciuta come Donna Franca, donna bellissima e intelligente, che diviene la regina di Palermo e insieme al marito legherà il suo nome a grandi iniziative culturali, come la costruzione del Teatro Massimo, la costruzione di Villa Igea nata come centro antitubercolotico e oggi uno degli hotel più prestigiosi di Palermo, la fondazione del quotidiano L’Ora. I Florio si circondano di letterati e artisti del tempo come Gabriele D’Annunzio e i regnanti più potenti come il kaiser Guglielmo II, i reali D’Inghilterra ecc., ma non abbandonano la navigazione: i piroscafi dei Florio avevano monopolizzato tutte le rotte del Mediterraneo e quelle transoceaniche.
L’altro fratello di Ignazio Junior, Vincenzo, si dedicò più ad iniziative sportive e turistiche, a lui si devono la celebre corsa automobilistica nota come Targa Florio e il Giro Aereo di Sicilia, manifestazione sportiva che ha luogo ogni anno presso l’aeroporto di Boccadifalco di Palermo.
Né Ignazio né Vincenzo ebbero eredi maschi che potessero occuparsi dell’immenso patrimonio familiare e nel frattempo la guerra imminente aveva scatenato una profonda crisi che provocò immensi danni nel patrimonio dei Florio e sotto i colpi della grande crisi e le mire losche dell’IRI con cui i Florio si erano indebitati, la famiglia fu costretta a vendere i propri beni poco per volta, perdendo la ricchezza di un tempo, ma non il prestigio di cui avrebbe continuato e continua a godere anche dopo la morte.
Con la morte di Giulia Florio, (figlia di Ignazio e Donna Franca) avvenuta nel 1989, si conclude la storia di una delle famiglie più ricche e illustri d’Italia, la fine di una dinastia che ha reso grande Palermo e la Sicilia per più di un secolo.
Così in breve la storia di una grande dinastia che fece di Palermo una delle capitali europee più famose e le cui tracce nella città sono rimaste, monoliticamente, nelle suntuose ville liberty di Palermo e Favignana e nella vasta toponomastica cittadina, intessendo in generale la storia di tutta la città.
La scrittrice palermitana Stefania Auci, nei suoi due affascinanti libri “I Leoni di Sicilia”, così venivano indicati i Florio per via del loro simbolo che era il leone, (due leoni stanno all’ingresso del Teatro Massimo), e “L’Inverno dei Leoni”, racconta in maniera avvincente e suggestiva la storia di questa grande famiglia che ha attraversato tre generazioni e che rese Palermo, in quel periodo, uno dei centri europei più ricchi del Regno d’Italia.
Francesco Vuturo