NICOLA TAVOLETTA: SENZA ESCLUSIONE DI BRINDISI, IL SIDRO
Lazio Sociale è un buon giornale perché permette di scoprire ed approfondire temi molto spesso non particolarmente attenzionati e poi offre la libertà di espressione a tanti “viandanti sociali” come il sottoscritto.
Una libertà non solo sulla espressione del pensiero, ma anche sulla ricercatezza dei temi.
In questi anni il giornale ci ha fatto viaggiare e scoprire, esplorare e meditare, inoltre ha dato tribuna a persone con esperienze diverse e qualche volta addirittura con la idiosincrasia alla ribalta pubblica.
Oggi vorrei proporre, promuovere, una gustosa bevanda perché Lazio Sociale sia omaggiato con un brindisi.
Oppure brindate a chi volete, è uguale ai fini di questo articolo.
In Italia abbiamo due alcolici per accompagnare i pasti: il vino e la birra.
Vorrei, invece, offrirvi oggi un calice o un boccale di sidro.
E’ una bevanda talmente poco usata nella nostra Italia che meriti che a tanti che leggano, che siate tanti anche io ho dubbi, illustri cosa sia.
La otteniamo dalla fermentazione alcolica dei frutti delle mele o delle pere ed è molto diffusa nel Regno Unito, maggior consumatore e produttore al mondo, in Francia, specie in Bretagna e Normandia, Spagna, dove la produzione è particolarmente concentrata nelle Asturie, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Svizzera.
In Italia solo in Valle D’Aosta e in Friuli Venezia Giulia, nonostante abbiamo abbondanza di mele e pere.
La parola “sidro” nasce nella lingua d’Oil attorno al 1130-1140, ma precedentemente veniva chiamato auppegard, épégard, yébleron, sistr oppure sagarnoa o sagardoa per i marinai del Paesi Baschi. In Grecia il sidro era conosciuto con i nomi semitici di σικερίτης sikerítēs o σίκερα síkera, dall’ebraico שֵׁכָר šēkār, passato poi al latino sīcera, da cui deriva la parola moderna sidro.
Tale percorso etimologico evidenzia che noi mediterranei o eredi della cultura latina o romana non ne siamo estranei all’uso storico, quindi per i tradizionalisti o i conservatori non vi è argomento per escluderlo dalla nostra carta per le ordinazioni.
Ha una gradazione alcolica dai 2 ai 7 gradi, quindi mediamente più leggero di una birra e notevolmente più leggero del vino.
Le proprietà? Vi elenco alcune di quelle che troverete su tutte le schede pubblicate su internet: depurativo, lassativo, stimola la digestione e regola il ph dell’intestino, mantiene sotto controllo la glicemia, evita la ritenzione idrica prevenendo edemi e cellulite. Inoltre è una bevanda ricca di polifenoli, regola la pressione arteriosa e mantiene bassi i livelli di colesterolo.
Attenzione, io non propongo questa bevanda per tali proprietà e neanche come sostitutiva al vino o alla birra, ma semplicemente perché mi pace tantissimo.
Purtroppo in Italia è difficile da reperire sia nei locali che nei supermercati.
Il mio articolo è anche un appello affinchè i negozianti scommettano su questo prodotto e perché le aziende agricole o le cantine italiane inizino a produrlo, lanciando il buon sidro italiano.
Sapremo farlo con la capacità artigianale tipica degli italiani, diventando presto competitivi.
Non abbiamo avuto paura con le birre, sfidando i nord europei, così con il vino, sfidando i francesi.
Posso raccontarvi che lo gustai con grande piacere, una delle prime volte, accompagnando una ottima cena di pesce a Bordeaux e mi convinsi, anzi il mio gusto si convinse pienamente.
Qualche mese dopo offrii bottiglie di sidro in una cena popolare ad Aprilia e, accolto con scetticismo, ebbe poi uno straordinario successo tra i partecipanti.
Abbiamo aperto la nostra tavola al sushi, al pokè, kebab o alla paella, facendoli anche nostri, ora riempiamo i nostro calici con del buon sidro.
Nicola Tavoletta