Giovanni Di Giorgi: Road to Tokyo 2020 Resilienza, altruismo e dedizione

Le Olimpiadi di Atlanta sono i Giochi del centenario dove lo sponsor, Coca-Cola, ha battuto Atene per ospitare la manifestazione.

Nella ginnastica femminile, è sempre l’URSS a vincere l’oro a squadre dal 1952, se si escludono le Olimpiadi boicottate di Los Angeles 1984, con il titolo di Barcellona 1992 in carica alla squadra post-sovietica.

Mentre, le americane non si sono mai spinte oltre l’argento dell’84, battute dalla Romania.

Il Team USA si presenta ad Atlanta con le Mag 7, The Magnificent Seven, come il famoso film western, una squadra di stelle comete e astri nascenti capitanate da Shannon Miller, che ha già vinto 5 medaglie olimpiche e altrettanti ori mondiali.

23 luglio 1996 Olimpiadi di Atlanta

Il grande giorno del concorso a squadre è arrivato e il Team USA è in vantaggio di 0,897 punti sulla Russia prima della rotazione finale, in cui le Mag 7 si giocano tutto al volteggio. L’occasione è storica.

Le prime quattro ginnaste statunitensi eseguono un buon volteggio e finalmente tocca alla Moceanu, cui basta un 9.493 in uno dei due salti per ipotecare il trionfo americano… Ma per due volte la Moceanu cade!

Lo stadio di Atlanta trattiene il fiato: per le due cadute, le Magnifiche Sette rischiano di perdere l’oro.

Questo è il momento che Kerri Strug aspetta da tutta la vita, i riflettori sono tutti puntati su di lei. Prende la rincorsa e volteggia… Ma qualcosa cede e sono tutti in piedi tranne lei, caduta sul tappeto.

Se Kerri non salta la seconda prova, la Russia è medaglia d’oro. Sulla Georgia Dome cala un silenzio surreale, tutti convinti che la Strug, infortunata, non possa più saltare.

Ma Kerri Strug è una combattente. I suoi punteggi in ogni attrezzo hanno portato gli Stati Uniti a un passo dal successo, ma ora deve immolarsi per la vittoria. Su quella caviglia rotta c’è il peso di un’intera Nazione. Oltre il volteggio, il suo sogno.

La Strug torna sofferente in posizione di partenza, prende la rincorsa e spicca il volo con un avvitamento e mezzo, che sfiora la perfezione, prima di atterrare sul tappeto su una gamba sola, sollevando il piede sinistro appena toccato il suolo, in uno dei momenti più iconici nella storia delle Olimpiadi: con la caviglia a pezzi e un dolore di gioia, salutando il pubblico in visibilio e i giudici emozionati dal suo coraggio.

Kerri Strug diventa la prima icona olimpica di Atlanta 1996. A diciott’anni la vita sportiva di Kerri Strug finisce sul podio olimpico in braccio a Bela Karolyi, il suo discusso allenatore, con la medaglia d’oro.

Con questa incredibile vittoria le Magnificent Seven stanno per diventare le fidanzate d’America, ma la stella di Kerri è la più luminosa. Lei che non è mai stata la più talentuosa, che da bambina voleva diventare una campionessa è diventata, grazie a duri allenamenti e a una tempra eccezionale, la regina della ginnastica americana, simbolo di un’impresa indimenticabile.

Libro consigliato: Atlanta 1996 di Dino Magagnin, Rusconi, 1996.

Giovanni Di Giorgi

Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG

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