Una proposta per migliorare la legge sulla par condicio.
Perché crede che il sistema comunicativo vada riformato?
Il Coronavirus ha mostrato le tante fragilità della nostra società. I media non sono stati risparmiati. La comunicazione della pandemia è stata caotica e il pubblico si è trovato disorientato.
Non a caso è stato creato un nuovo termine: infodemia, il quale indica la circolazione di numerose informazioni, non sempre vagliate con accuratezza, che impediscono alle persone di orientarsi efficacemente rispetto a un determinato argomento.
In particolare il modello di comunicazione televisiva incentrato più sulle emozioni che sulla ragione ha mostrato tutti i suoi limiti.
Può descrivere i limiti di questo modello di comunicazione?
Nei programmi televisivi e radiofonicj sempre più spesso gli ospiti finiscono per parlarsi l’uno sopra l’altro. Il caos che viene generato dalla lite degli invitati, che diventano due galli che combattono per la conquista del pollaio e non due intellettuali che riflettono, ha spesso l’effetto di aumentare l’audience del programma a causa del tono emotivamente forte della trasmissione, ma non quello di far comprendere in modo chiaro le diverse tesi. Lo studio televisivo diventa un ring e non un luogo nel quale vengono esposte in modo razionale le diverse opinioni. Il rischio di una comunicazione di questo tipo è di rendere gli spettatori non cittadini che riflettono e prendono una decisione ponderata, ma tifosi che parteggiano in maniera acritica per uno degli invitati.
Quali soluzioni propone per migliorare il dibattito pubblico?
E’ necessaria la riforma della legge sulla par condicio. Quando si dibatte su un tema le persone che rappresentano le diverse tesi dovrebbero parlare in momenti separati. In questo modo si abbasserebbero i toni e si permetterebbe ai cittadini una migliore valutazione delle tante opinioni su una questione.
Gianni Palumbo