Road to Tokyo 2020: La gara “maledetta” di Giuseppe Gentile
Di Giovanni di Giorgi
Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG
Città del Messico ospitò i Giochi Olimpici del 1968. Un anno difficile che ha segnato il mondo: il maggio francese e le contestazioni che si diffondono in tutta l’Europa, i tragici omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy in America, l’invasione dei carri armati sovietici a Praga, gli attentati in Medio Oriente. Anche il Messico non è immune a questa ondata di contestazione e violenze e proprio pochi giorni prima l’apertura delle Olimpiadi l’esercito represse nel sangue le proteste degli studenti in piazza delle Tre Culture, dove rimase ferita anche Oriana Fallaci.
I Giochi, favoriti dall’altitudine della capitale messicana e dall’avvento della pista in tartan, segnano record su record.
Giuseppe Gentile, salto triplo.
Gentile corre, salta, salta, stacca…17.10 record del mondo nelle qualificazioni. Si migliora nel primo salto della finale, 17.22 nuovo record del mondo. Ma l’imprevedibile è dietro l’angolo o meglio in pedana. Tocca al sovietico Victor Sanejev che atterra a 17.23, poi è il turno del brasiliano Nelson Prudencio che aggiunge altri quattro centimetri al primato del mondo. Ma non è finita, perché il sovietico allunga e si prende l’oro a 17.39. Il nostro Giuseppe Gentile, che migliorò per ben due volte il primato del mondo, fu medaglia di bronzo in una delle più entusiasmanti finali della storia delle Olimpiadi.
Ma al di là delle prestazioni sportive, il motivo principale per cui i Giochi di Città del Messico sono passati alla storia non risiede in un’impresa sportiva, ma in una delle più iconiche immagini che si siano mai impresse nella memoria collettiva: quella che ritrasse i velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos con il pugno chiuso guantato di nero sollevato, durante la premiazione della gara dei 200 metri, in segno di protesta contro il razzismo e a sostegno del movimento per i diritti civili.
I due atleti furono espulsi dal Villaggio Olimpico e la loro carriera fu gravemente compromessa. Tuttavia divennero degli eroi per la comunità afroamericana e nei decenni successivi ricevettero premi e riconoscimenti per la loro protesta e il loro gesto resta, ancora oggi, una dei simboli più evocativi della storia dello sport moderno.
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