LAZIO, GLI OPERATORI A D’AMATO: PERCHÉ TAMPONE SÌ E VACCINO NO? AGCI-Legacoopsociali-Forum Terzo Settore: Lavoratori a rischio come sanitari
(DIRE) Roma, 30 apr. – “Alla vigilia del primo maggio, il secondo
dell’era ‘pandemica’, ci chiediamo il perche’ di questo muro di
gomma da parte di Alessio D’Amato alle richieste degli operatori
sociali del Lazio. Eppure l’assessore alla Sanita’ della Regione
sa bene che i nostri operatori tamponano le situazioni sociali
piu’ disagiate e fragili e, a loro volta, le cooperative sociali
sono obbligate a effettuare il tampone antigenico ogni 15 giorni
a ciascuno degli operatori sociali, come qualsiasi altro
operatore sanitario. Per questo le coop sociali hanno dovuto
mettere a punto una procedura complessa dal punto di vista
organizzativo, piuttosto onerosa e solo in parte rimborsata dalla
Regione”. Lo dichiarano Agci Lazio, Legacoopsociali Lazio e Forum
Terzo Settore del Lazio lanciando l’hashtag #vogliamovaccinarci,
perche’, spiegano, “se il tampone e’ un obbligo, il vaccino e’ un
diritto”.
“I nostri lavoratori sono operatori a rischio come ogni altro
operatore sanitario e, a fronte di questo, pensavamo che
sarebbero stati inseriti tra le categorie prioritarie nella
campagna vaccinale- sottolineano le associazioni- Molti operatori
sociali entrano ogni giorno nelle case delle persone piu’ fragili
e si tratta spesso di lavoratrici e lavoratori giovani. Una
categoria a rischio per la quale non e’ pensabile applicare il
criterio dell’eta’ per l’accesso al vaccino, come ci ha fatto
sapere l’assessore D’Amato facendosi schermo in modo astratto dei
suggerimenti del piano nazionale. Ma allora perche’ ci fa fare il
tampone ogni 15 giorni? E perche’ alcuni di loro, solo poche
unita’, sono stati chiamati in fretta e furia da alcuni centri
per un vaccino last minute? Si ricordano di noi solo per smaltire
le scorte? Crediamo che l’accesso al vaccino sia un diritto
sacrosanto sia dei lavoratori sia degli utenti, di quella parte
fragile di societa’ di cui ogni giorno ci prendiamo cura”.