ANZIANI – UN PESO o UNA RISORSA?
La prima – fondamentale ed importante – considerazione da fare è: per chi è un peso e perché non una risorsa? Da sempre – sin dall’ antichità – le persone anziane sono state considerate e rispettate, ricoprendo posti di rilievo e di prestigio, non solo all’interno della famiglia ma all’interno delle varie civiltà antiche che hanno fatto la storia e la cultura di interi popoli come i Romani, la Grecia, l’Egitto, la Cina ecc., e gli stessi popoli indigeni che si facevano guidare dagli anziani, ritenuti i saggi del villaggio. Certo nel tempo, con lo sviluppo ed il progresso, dovuto alla ricerca e la scoperta di nuove tecnologie e con il passaggio e la trasformazione delle attività da agricole ed atrigianali, fino all’avvento dell’era industriale, la considerazione sociale ed il prestigio delle persone anziane è andava via via calando per ruolo ed importanza ma sempre mantenendo rilevante la sua presenza nell’ambito familiare e nelle diverse attività sociali, da ritenersi ancora essenziali e fondamentali al mantenimento delle condizioni minime per la sicurezza economica, culturale ed assistenziale, appunto, nella famiglia e nella società, rappresentando – per esse – il termometro, ed anche il faro del livello delle condizioni di vita e di civiltà, soprattutto per le nuove generazioni. Sostanziale si è rivelata l’esperienza e la capacità degli anziani nel saper interpretare l’esigenza di cambiamento delle nuove generazioni, ponendosi come faro e guida alla soluzione dei loro problemi, facendo proprie le giuste rivendicazioni, ritenendole necessarie ed indispensabili per assicurare una sicura stabilità al loro futuro.
Certo, grazie anche alle diverse e migliorate condizioni generali di vita, il significato stesso della parola “anziano” è stata di gran lunga modificata, in quanto oggi, l’anziano, può godere di maggiori DIRITTI (da definire inalienabili) aquisiti in prestazioni ed assistenza e cure per la salute fisica, ed economiche, quale sostegno alle condizioni familiari con l’acquisizione del reddito pensionistico, tanto da rendere obsoleta e superata la definizione di persone della terza età, ma consapevole – nello stesso tempo – di essere sempre più considerato come un PESO da escludere dalla partecipazione delle problematiche sociali. Di certo non è solo una sensazione, poiché come ci ricordò il Prof. Zamagni, in un convegno, come il cambiamento dell’economia con l’avvento del fenomeno “della globalizzazione e la terza rivoluzione industraile, tendono ad escludere tutte le persone e/o categorie più deboli (anziani, donne, bambini, disabili), che per varie e diverse ragioni non sono in grado di assicurare adeguati livelli di produttività, relegandoli così in una nuova classe sociale definita dei “surplus people”, cioè delle persone inutili, ossia scarti umani.
Un PESO quindi solo per chi fa dello sfruttamento delle persone, dell’ambiente, della cultura il proprio credo politico ed economico, creando nuova ricchezza solo per le le categorie più agiate e relegando tutti gli altri nella miseria e nella povertà più assoluta. Quindi insieme abbiamo contrastato e dobbiamo continuare a combattere questa cultura dello scarto, con iniziative intercategoriali ed interventi intergenerazionali di solidarietà, attivando proposte e processi formativi per dare sicurezza, ruolo e prestigio sociale a tutte le persone, affinchè non restino escluse dal contesto sociale. Ma anche in questo periodo – in presenza della grave situazione sanitaria, legata al perdurare del problema dei contagi- in modo pandemico – del virus Covid 19, viene riproposto in forte considerazione (fortunatamente non da tutti) che gli anziani – ma anche le persone più deboli – siano soggetti da sacrificare per una politica selettiva degli interventi nella sanità , in favore di soggetti più giovani e sani.
Abbiamo ancora ben presente la situazione e le immagini , come la sanità pubblica, fortemente carente all’inizio della esplosione del coronavirus, in termini di strutture, mezzi ed attrezzature, non sia stata assolutamente in grado di assistere e curare tutte le persone colpite dal contagio, ed abbia effettuato quella scellerata scelta di lasciare al proprio destino le persone anziane e/o più deboli, con il risultato di mantenere sempre più alto il numero dei nuovi contagi e dei decessi. Alla fine, abbiamo dovuto piangere non solo i nostri cari più anziani o deboli, ma pian piano sempre persone di età inferiore, aumentando in modo esponenziale il problema sanitario in tutto il territorio. Stessa condizione si stava ripetendo adesso con la disponibilità dei diversi vaccini anti Covid 19, ma ancora numericamente non sufficienti a garantire ed organizzare una vaccinazione adeguata per raggiungere quell’immunizzazione di comunità o di massa (così-detta di gregge) , per uscire dall’emergenza e ritornare, per quanto possibile ad un sistema di vita e di lavoro con più serenità ed in maggiore sicurezza.
Fortunatamente le decisioni dell’attuale Premier ha fatto rientrare il tutto nella giusta direzione, dando precisi indicazioni sulla programmazione della somministrazione dei sieri. In virtù proprio, di queste vicissitudini, possiamo ribadire che “senza gli anziani non c’è sicuramente futuro” o meglio che la popolazione anziana rappresenta, per la società, il suo livello di civiltà. E’ indubbio come la presenza dell’anziano nella società, nella famiglia, nel volontariato abbia inciso sulla soluzione dei molti problemi sociali ed economici, contribuendo a risolvere od evitare, con il suo intervento attivo, svolto con esperienza e professionalità e sacrificio, anche economico, a dare soluzione e sostegno all’interno della famiglia – per i figli e i nipoti – e nel territorio, anche a favore dei soggetti più deboli e/o disagiati, con la sua disponibilità esercita nel volontariato presso le associazioni ed organizzazioni private e pubbliche. Non dimentichiamo infine chi, con spirito di sacrificio ed a disprezzo della propria vita, ha combattuto contro il sopruso e la dittatura per riportare nel paese il diritto alla libertà e ripristinare i valori di una società democratica, continuando anche, dopo, con sacrifici ed impegno, a mostrarsi costantemente attivo per rendere migliori le condizioni economiche e di sicurezza e dignità nei posti di lavoro, per dare continuità e futuro alle nuove generazioni. Per questo non possiamo che ribadire che l’ANZIANO E’ SOLO E SOLTANTO UNA RISORSA e non certamente un peso. Non possiamo immaginare assolutamente una vita sociale senza la partecipazione delle persone anziane.
Franco Assaiante
Vice Segretario Fap – Acli Latina
Esatto Franco hai colto quello che alcuni descrivono in senso di lasciarli soli a se stessi, dopo aver dato tutto.