Migranti, naufragio, indifferenza, morte. Europa, dov’eri? – di Germano Baldazzi
Nel canale di Sicilia per due giorni ci sono stati tre barconi alla deriva: alla fine sono affondati senza che nessuno sia intervenuto e circa 130 migranti sono morti, nell’indifferenza. Le autorità europee sapevano delle navi.
Identifichiamoci un attimo con le vittime: nell’angoscia di uomini donne e bambini che aggrappati ai salvagenti, senza aiuto, senza soccorso, sono stati vinti e travolti dal mare agitato, nel freddo del mare.
La nostra indifferenza davanti al loro grido di angoscia si deve sbriciolare, deve essere sgretolato dalle grida di aiuto dei disperati: uomini, donne, ragazzi sedotti con il miraggio di una vita diversa, ma depredati dai loro averi e, infine, della loro vita.
Il nostro cuore stordito nella vita presa dal benessere e dalla preoccupazione per noi, per la nostra salute, attenti – giustamente – a difenderci dalla pandemia che sta bloccando le nostre giornate, non può giustificarci dal non pensare anche a loro!
Come vivono la pandemia coloro che faticano a sopravvivere ogni giorno per la fame, sudano fino allo stremo per difendere un lavoro troppo spesso disumano? O che sono costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire alle endemiche guerre che colpiscono, devastano i loro paesi e cancellano il futuro per sé e per i propri figli?
Allora, l’unica alternativa, si: l’estrema ratio è la fuga! Cioè, imbarcarsi alla meno peggio per non morire a casa propria, almeno sfidando la sorte.
Sicuramente i trafficanti avranno detto loro: “un paio di ore in mare, poi le navi europee vi raccoglieranno e per voi ci sarà un nuovo futuro!”
Purtroppo, non è difficile immaginare simili frasi pronunciate dai trafficanti di esseri umani, che entrano nei cuori di tanti giovani affamati – giustamente – di un futuro migliore! Alcuni avranno pensato: “sono giovane, forte meglio tentare la sorte piuttosto che morire qui senza speranza!”
Si, deve essere stato tale il pensiero di quelle persone, affogate, alcune notti fa nel Mar Mediterraneo, mentre intanto i Paesi europei si rimpallavano la responsabilità su chi dovese intervenire per il salvataggio.
Nella vana attesa in mare, naufragavano definitivamente i sogni, le speranze, le vite degli uomini, donne, ragazzi fatti salire su un gommone e poi affondati, o caduti in acqua e rimasti aggrappati solo ad un salvagente, per ore, nella ingannevole speranza che qualcuno arrivasse in soccorso.
Quante vite raggirate, sedotte ed ingannate sono state risucchiate, l’altra notte in mare…
Magari, alcuni di loro erano pure attrezzati per il gelo notturno in mare e, sotto alla giacca a vento, avranno avuto diverse maglie! E, ben coperto, il giovane avrà certamente sperato di farcela. Magari, assaporava l’idea di comporre il numero di cellulare della madre o del padre, per salutarli, appena toccato terra ed arrivati in salvo!
Forse, qualcuno non avrà mai visto prima di allora il mare e neanche aveva idea di come si nuotasse… ma, a chi importa, ormai?
Qualcuno, nonostante tutto, l’allarme lo aveva pure lanciato e, ai centralini di soccorso dei porti maltese, libico, italiano o di altri paesi costieri, una richiesta era giunta, ma poi, che è successo?
Le responsabilità rimpallate.
Chi deve intervenire e, poi, dove portarli? I problemi sono tanti, è notte, che fare?
Nei paesi europei, ma non solo, tutti sono preoccupati essenzialmente per i contagi, per i vaccini che non arrivano e dell’economia che non può ripartire…
Già, i nostri problemi, ma intanto in mare tanti giovani muoiono nella vana attesa di essere salvati da un male ben più contagioso e mortale del covid: l’indifferenza.
Ci meritiamo le parole che il giorno dopo la tragedia nel amar di Sicilia ha pronunciato Safa Msehli – portavoce dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale per i Migranti dell’ONU – commentando i naufragi sulle coste italiane:
“Gli Stati si sono opposti e si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone. Hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?“.
Non è questo il luogo per dare sentenze o minacciare, ma le parole della portavoce ONU per i migranti sono un grave campanello d’allarme per il futuro dei nostri paesi: se oggi non aiutiamo i nostri vicini, domani fingeremo di non vedere anche chi sarà in difficoltà, rischiando di finire nel gelo dell’indifferenza come quei naufraghi, senza che nessuno muova un dito per aiutare!
E, allora, l’Europa scivolerà verso il suicidio…
Pensiamoci bene, da soli la nostra buona sorte non è così assicurata!
Germano Baldazzi