FRANCIA, INVASIONE DI STELLE MARINE
Natale con il coprifuoco e senza capesante: i francesi, che potranno essere al massimo in 6 attorno alla tavola del 25 dicembre secondo le norme anti-Covid, avranno anche molte difficoltà a consolarsi con le amate coquilles Saint-Jacques.
In Bretagna, la regione dove i pescatori da sempre ne raccolgono di più per riversarle sul mercato, c’è un’invasione di stelle marine, ‘Marthasterias glacialis’ in gergo scientifico. Si nutrono di molluschi, cozze, ostriche ma adorano le capesante. Che sono i più carnosi di tutti e che i francesi declinano in modalità gastronomiche infinite, a cominciare proprio dalla ricetta bretone: soltanto con cipolla, prezzemolo e burro fuso.
Nelle acque della Manica, per i pescatori è ormai una corsa perduta in partenza quella che ogni giorno li vede opposti ai voraci invertebrati a cinque punte, che si ritrovano in questa stagione in quantità quando tirano su le reti. Anche le preziose e succulente conchiglie sono numerosissime ma, purtroppo, vuote all’interno. “Non resta più niente, le stelle si sono mangiate tutto”, lamenta un pescatore di una sessantina d’anni intervistato da Le Monde.
I professionisti delle zone più celebri per la pesca delle Saint-Jacques – la penisola del Quiberon e la regione del Morbihan – parlano di vera e propria invasione: tornano con 80 chili di capesante dagli stessi luoghi in cui ne pescavano 300 chili l’anno scorso. A rendere più difficile ogni piano di soccorso, c’è il fatto che le stelle marine invadono la costa da Brest in giù ormai da anni ma mai con regolarità. L’ultima volta, fu nel 2017 ma la specie invasiva non era la stessa di oggi, era la cosiddetta ‘asteroide’. Che preferiva le cozze, il cui mercato fu investito dall’impatto di perdite fino al 70%.
I fenomeni di specie di invertebrati che divorano molluschi vengono ricordati almeno dagli anni Ottanta e l’unica contromisura dei pescatori è sempre stata quella di raccogliere milioni di “invasori”. Ma le quantità enormi di stelle marine riportate a secco non trovavano alcun mercato per riassorbirle, né quello dei cosmetici né quello dell’energia a metano, né quello del compostaggio delle materie organiche. Più che il riscaldamento globale, ad essere chiamato in causa dai ricercatori è stata, più volte, la mancanza di piogge e quindi di correnti di acqua dolce che temperano la salinità dell’acqua.
A questo, si aggiunge la proliferazione di allevamenti di ostriche e cozze che attirano stelle marine e altri “predatori”.
Alla soluzione del problema, lavorano alacremente i ricercatori: la pista più seguita sembra quella delle proprietà molecolari degli organismi invasori. Nelle stelle marine e negli invertebrati “invasori”, ci sono qualità spesso insospettate: in grandi quantità potrebbero essere raccolte e riciclate, utilmente, come concime naturale per l’agricoltura.(ANSA).