Nel giorno che ricorda il dramma della violenza sulle donne.
In casa mia, dove sono cresciuto con i miei fratelli e sorella, non ci sono stati episodi di violenza domestica.
I miei genitori hanno bisticciato qualche volta ma niente di più.
Non ci sono state imposizioni di specie, abbiamo potuto scegliere amicizie ed avvenire in piena libertà,
magari con qualche suggerimento non sempre ascoltato.
Per cui non ero a conoscenza, mi dicevo, del mondo dove la donna vive sotto il dominio della violenza.
E davvero è stato così per lungo tempo, ho vissuto questo problema come uno spettatore di quanto veniva
raccontato dai media, dalla tv , dai libri, dal giornalismo e dalla realtà trasfigurata del cinema e della fiction.
Poi quando sono diventato assessore ai servizi sociali mi sono trovato a dover dare e fare del mio per
questo enorme mostro che impegna la vita o parte della vita di molte, troppe donne fossero anche solo due
in città.
E mi sono ricordato che alla mia amichetta d’infanzia, Carolina, il babbo uccise la mamma con un colpo di
doppietta, partito per sbaglio a quanto mi fu detto.
E mi sono ricordato che la nostra tata di casa , quando io avevo 13 anni, il marito la uccise a coltellate,
lasciando i suoi figlioli senza madre.
E mi sono ricordato di Teresa, ma non solo di lei, anche di Maria Antonietta, di Sonia, di Assuntina e di
chissà quante altre ragazzette che dopo essersi fidanzate sparivano delle festicciole o dalle passeggiatine in
centro e le vedevi solo a scuola che manco ti salutavano più, molto attente a non dare confidenza a
nessuno.
Per cui mi sono reso conto che non era vero che io di quel problema non ne sapevo nulla , anzi, ne sapevo
tanto come tutti.
Perché questa è la prospettiva che si deve assumere per comprendere le donne e chiunque vive in
condizione di sottomissione alla violenza .
Bisogna assumere la posizione che impegna a dire “ questo non è solo un problema di chi lo vive, questo è
anche un problema mio”.
Perché è vero che è un problema di tutti, non solo di chi ci si trova dentro. Perché condiziona la vita e la
sensibilità di tutta la società, ancora non abbastanza pronta a combattere davvero questo dramma.
Non sono nella condizione di dare insegnamenti, non è nelle mie corde, ma forse aiuta ad inquadrare bene
che l’amore non si dà ne si prende: l’amore si offre e si accetta, se si vuole.
L’amore non è una proprietà e nemmeno un diritto , che nemmeno Dio pretende di essere amato.
L’amore tra due persone è la più giusta delle democrazie perche basta il 50% per prendere una decisione,
non serve il 51.
E non bisogna mai scambiare l’eccessiva premura per un atto di amore, col cavolo che lo è.
Amore è anzitutto verso se stessi, per poter amare bene e meglio il mondo e chi ci sta dentro, prima di
tutto la donna.
Agostino Mastrogiacomo