Covid: Confcooperative sanità, soluzione è assistenza primaria Regole certe e visione chiara per la sanità territoriale

Roma, 18 nov. (askanews) – “L’emergenza Covid si è innestata sulle criticità irrisolte del nostro sistema sanitario, prima fra tutte il sottodimensionamento dell’offerta di servizi territoriali rispetto ai bisogni”. Lo ha detto il Presidente di Confcooperative Sanità Giuseppe Milanese, nel corso di una audizione presso la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, istituita al Ministero della Salute e presieduta da Monsignor Vincenzo Paglia. “L’invecchiamento della popolazione – ha proseguito Milanese – ha comportato un incremento della diffusione delle patologie cronico-degenerative: le cronicità interessano infatti 24 milioni di italiani (il 40% della popolazione) di cui circa la metà (12,5 milioni) si trova in condizioni di multi-cronicità. Sul versante della domiciliarità (dati 2018), ha ricevuto interventi in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) il 2,9% della popolazione anziana (in aumento di appena lo 0,2% sul 2017) rispetto ad un obiettivo fissato dal Ministero della Salute del 6,7%. In più – continua Confcooperative – la media nazionale di assistenza domiciliare dedicata al singolo caso trattato, per i pazienti anziani, è di circa 17 ore, che sono del tutto insufficienti a garantire una presa in carico efficace, (stimata da riferimenti internazionali a circa 20 ore mensili). Le famiglie reagiscono ad un simile vuoto assistenziale alimentando un mercato sommerso e poco qualificato sul piano professionale come quello del badantato, sostenuto anche da fondi pubblici, “quando invece sono necessari investimenti che consentirebbero di infrastrutturare le reti assistenziali, con evidenti convenienza per lo Stato in termini di sviluppo occupazionale e di gettito di ritorno”.

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