LA SCONFITTA DI TRUMP
La rapida ascesa e prossima uscita di scena dal palcoscenico mondiale di Trump e di quello che ha rappresentato è un fatto epocale.
Egli ha avuto un merito, molto significativo: ha disanestetizzato una gran parte del popolo americano dal ruolo di ospite subalterno, ovvero coloro che passivamente accettano quello che la politica, l’establishment( la casta) decide per loro e a volte solo per se.
Nel tempo si era consolidata negli USA una specie di assodata fiducia nel sistema, al punto che il 50% degli americani non riteneva necessario andare a votare per esprimere la propria adesione ad uno o l’altro dei
sistemi di governo territoriale e della nazione , fiducia che poi piano piano, gradatamente, in pochi anni si è trasformata in sfiducia, se non disprezzo, nel sistema stesso.
Questa è stata ed è ancora la colpa della politica nel mondo occidentale : aver vissuto a proprio vantaggio la diminuzione del peso elettorale nel confronto politico.
Certo è tutto meno problematico, quando al voto ci va poco più del 50 % degli aventi diritto, come negli Stati Uniti e come in molti dei paesi dove si vota democraticamente, incluso il nostro.
Meno conflitti, meno controllo, meno lavoro in genere.
Ma c’è stato un momento in cui questa popolazione elettorale dal palato buono, che digeriva un po’ tutto , già negli anni a partire dalla crisi economica del 2008 ha iniziato a perdere le proprie soddisfazioni e ha
avuto accesso sempre più limitato ai benefit del piccolo successo di provincia ,come della grande città.
E’ diventata più povera, con meno prospettive nell’immediato ed ha accumulato insoddisfazione, frustrazione e delusione .
Trasformare questi stati d’animo in rancore è quasi facile ed è quello che è successo anche in Europa, così come da noi.
Trump è stato una specie di imitazione di Grillo: ha dato voce a tanti diversi scontenti dicendogli che avevano ragione loro , spiegandogli cosa non va e che il potere democratico è un nemico del popolo.
A meno che non ci siano quelli come loro che sanno plasmare la democrazia al proprio volere .
E che lui sarebbe stato il loro alfiere, anzi il loro invincibile paladino. Grazie a lui avrebbero avuto riscossa, affermazione e piena soddisfazione dei soprusi a cui stavano soccombendo.
Poco importa se queste spiegazioni di cosa non và spesso sono grossolane e tagliate con l’accetta, quando non sono vere e proprie falsità: funzionano perché è lo stato d’animo che conta.
Trump ha avuto il merito di portare in piazza, e dopo al voto, milioni di americani che hanno sentito l’impegno di voler dire la loro.
Purtroppo per lui questo impegno è andato contro il suo obiettivo, che era solo quello di vincere nuovamente.
E anche se quasi la metà degli americani sembrano tollerare bene il razzismo e le discriminazioni di genere,
sono pronti a mettere il proprio tornaconto sopra ogni altro dovere civile e considerano di scarso valore la scuola e la buona formazione, è successo che qualche milione di americani in più la pensano diversamente
e finchè esiste la democrazia e lo stato di diritto, la metà più uno vale di più della sola metà meno uno.
A mio vedere più che vincere Biden ha perso Trump, ed il Trumpismo, versione trainante del populismo, è
minoranza nel mondo a partire da ora.
Ha perso il principio che la menzogna è meglio della verità, se torna utile.
Ha perso il principio che l’altro, gli altri non sono niente se non sono un vantaggio economico per qualcuno.
Ha perso il principio per cui il pensiero e la storia non sono nulla e che la manipolazione va benissimo, se ne
ho dei risultati che fanno comodo a me, anzitutto.
Ma non ha trionfato l’inverso.
Dobbiamo riaffermare che i diritti sono di tutti.
Dobbiamo riaffermare che il progresso e la civiltà dell’umanità sono tra questi diritti e vanno incentivati.
Dobbiamo riaffermare e perseguire che la scuola, la formazione, il benessere individuale e sociale sono
diritti come quello di avere una famiglia come la si vuole, basta che sia sana.
Bisogna affermare con forza che la buona sanità di tutti è un diritto dell’umanità intera, non una generica
conquista sociale.
Bisogna fare le città belle, i paesi vivi, le contrade attive e bisogna dare un ruolo a tutti e non solo la
possibilità di scaricare odio contro qualcuno e basta.
Abbiamo molto da fare, anche noi vecchietti che non dobbiamo restarcene a mani conserti.
Stimoliamo invece i nostri ragazzi a far di meglio di quanto abbiamo fatto e stiamo facendo noi.
Questo è il primo dei nostri doveri, ora e sempre.
Agostino Mastrogiacomo
Presidente Acli Terra Latina