SCRITTORE SUMERO: PASSO DAL VIA

Avete mai ascoltato la confusione di una Consolare, magari camminando a passo svelto sulla Prenestina? Oppure fermandovi a prendere un autobus sulla Aurelia? È confusione, ma è un suono diverso. Quello di un istante insignificante, di un boato momentaneo, fugace, veramente insignificante davanti alla storia. Mentre pensavo a questo concetto gli edifici furono avvolti da vegetazione, musica si sostituiva ai clacson e il sole irraggiava i passanti con allegria mediterranea. Dove vado?
Negli Stati Uniti inventarono il Monopoly, una donna Elizabeth Magie, nel 1904 ed era un sistema didattico per spiegare le tassazioni. Poi divenne un gioco sul business, il termine più romantico usato negli Stetes. Lì è semplice andare, giri i dati e segui i soldi. Nel Monopoly la città è efficiente: Vicolo Stretto, Lungo, la prigione, via Via Marco Polo e così via. Dovete sapere che i nomi originali sono quelli di Atlantic City, mentre nel 1936 in Italia vennero cambiati con quelli di Milano. Ovviamente c’era via del Fascio e via Vittorio Emanuele, poi dopo la guerra modificati con toponimi più “costituzionali”. Vicolo Corto e Vicolo Lungo sono gli unici non della versione italiana, ma credo originale. A Cuba dove le strade sono per ballare il Monopoly non esiste. Nella Unione Sovietica era ritenuto diseducativo. A Roma può mai essere quello il Monopoly? Anzitutto l’unico Monopoli veramente interessante per la fantasia italiana è la cittadina bianca della Puglia. Almeno sul tabellone inseriremmo una spiaggia. Poi vi sembra quella toponomastica adatta ad un gioco? No, meglio l’originale : Casal dei Pazzi, il Trullo, l’ Alberone, Spinaceto, Casal Bruciato, Pigneto, o Infernetto. Facciamo la toponomastica e non ci mettiamo il nome dei santi? San Lorenzo, San Basilio o San Paolo, credo che servano. Una indicazione di pluralità di servizio sia indicativa di comunità: Settecamini, Settebagni o Centocelle. Una città vera non è un Monopoly. Qualcuna pensò che fosse facile governare Roma come tirare due dadi. Brignano diceva che le consolari erano così chiamate per consolazione degli automobilisti. Consolare vuol dire “stare con uno che è solo”, quindi uno non vale uno se stai a Roma, la città sociale, la città solare. Sento questa musica che viene dal mare ed arriva agli Appennini: si chiama Roma. Una città non facile.

Scrittore Sumero

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