Il candidato, la candidata a sindaco o sindaca di Latina. (ovvero il sasso nello stagno)

Nel mese di luglio scorso il direttore delle Acli di Latina, Nicola Tavoletta, in una lettera pubblicata da Lazio Sociale, che è un prodotto editoriale che vanta molte letture giornaliere, espresse la possibilità di valutare
un team di governo per la città di Latina alle prossime elezioni.
Lettera che ha avuto diverse risposte, compresa una mia piuttosto dibattuta, ma che al momento non ha sortito la giusta interpretazione , o meglio , non ha prodotto alcun tentativo concreto di espressione.
Le coalizioni che si apprestano ad affrontarsi per l’ambito compito di governare la nostra città cercano di trovare un nome che possa essere convincente e garante di coesione e lo fanno con uno zelo che è simile
alla passione di un cercatore di funghi sul ciglio di una strada trafficata.
Non si tratta di svogliatezza ma di mancanza di stimolo, almeno ai miei occhi.
Io credo invece che più che un nome di candidato o candidata alla carica di sindaco sindaca sarebbe originale e maggiormente coinvolgente individuare tre nomi che siano rappresentativi di questo ruolo.
L’ordinamento repubblicano italiano non prevede il triumvirato, lo sappiamo, ma il pensiero può, può riflettere sull’opportunità di offrire una risposta efficace e rivoluzionaria tanto quanto Latina si aspetta.
L’effetto delle mediazioni è di conciliare diverse istanze politiche in un’intesa che va verso il basso, che riduce le attese di ogni parte coinvolta in nome di un risultato che sia soddisfacente. Il più possibile soddisfacente.
Perché quando si confrontano idee diverse e soluzioni diverse per un medesimo problema, l’ intesa è possibile solo in questa soluzione , che poi nella sua reale applicazione può rivelare anche inaspettati vantaggi per gli attori della concertazione, come invece anche attendibili inciampi.
Ma se le rappresentanze che dovessero incontrarsi per risolvere un problema comune non fossero attori diversi dello stesso scenario politico ma fossero invece figure, personalità, che non esprimono aree politiche ma categorie di popolazione della città, che rappresentassero l’ insieme del tessuto produttivo della città, dove per tessuto produttivo si intende tutto quello che muove la vita della città e non solo il
polmone economico in senso stretto, si potrebbe generare un processo di convergenze che porterebbe a trovare soluzioni che invece di tendere al basso sposterebbero di continuo l’asticella verso l’alto.
Questo è quello che io penso e che credo sia la migliore offerta di candidatura a sindaco per la mia città ed in un contesto come quello attuale.
Quindi non tre nomi di area politica ma tre nomi di rappresentanza popolare.
Quindi un nome che sia rappresentativo della vasta area del terzo settore, associazionismo ,sport e cultura. Che sia una persona pratica di questo ambiente e delle sue esigenze e modalità di attività, che abbia
esperienza e conoscenza e che possa essere altamente rappresentativa agli occhi di chi opera e collabora attivamente in questo ambito, che riguarda un’ampia fetta della popolazione attiva della città.
Molto ampia. Latina è ,contrariamente a quanto si crede, una città decisamente impegnata nel volontariato, nello sport e nella cultura.
Un secondo nome che sia fortemente rappresentativo del mondo dell’ impresa , del mondo della produzione, della lavorazione, del commercio, dell’agricoltura e che abbia la medesima autorevolezza agli
occhi di chi queste imprese diverse le deve gestire ed ha bisogno di chi ha le competenze giuste a cui riferire istanze, progetti , ambizioni da mediare ed accompagnare con una visione che fa dell’ambiente(comune e provincia) e delle sue peculiarità un punto di forza a non di debolezza.
Ed un terzo nome che sia rappresentativo del mondo del lavoro, di chi sostiene con la propria forza, competenza, preparazione sia il mondo dell’impresa che la propria esistenza, spesso legata al concetto
sublime di famiglia. E questo stesso nome, di concerto con gli altri, deve lavorare affinchè si creino le opportunità per cui vi sia un ricambio generazionale nel mondo del lavoro in senso lato , senza conflitto,
ma sentendo fortemente l’obbligo a creare più che mantenere.
Con un programma condiviso che sia in grado di partorire e conseguire , in modo organico e duraturo, le condizioni per cui sia possibile accedere al mondo del lavoro e della produzione di economie e di cultura
diffusa anche e soprattutto per chi attualmente è fuori da questo percorso virtuoso.
Un programma teso a creare cultura e lavoro, ad ampliare la visione di territorio, la visione di storia, che sappia scrutare le sorgenti di opportunità per tutti , senza limiti d’impegno e senza lasciarsi andare a
spontaneismi di dubbia efficacia se non addirittura negativi.
Ma affidandosi, ventre a terra, alle migliori energie giovanili e non , del nostro nobile territorio.
Non essendoci un confronto teso ad affermare le posizioni di ognuno di questi ambiti che ho rappresentato ( terzo settore , impresa, lavoro) ma un impegno comune ad operare per il medesimo risultato ,io credo che
questa proposta possa avere una forte, probabilmente decisiva, efficacia.
E allora sì, si può attivare un programma di evoluzione della città che sia soprattutto verso qualcosa e non abbia il principale obiettivo di essere contro qualcuno, contro lo sviluppo economico, culturale e di civiltà
che il tempo dell’integrazione sociale richiede.
E queste persone, che esistono, saranno in grado di esprimere la migliore candidatura con il necessario sostegno della politica , sempre rimanendo in forza al sindaco, sindaca espresso, e che insieme a tutte le
forze elettorali che sosterranno questa formazione ed il suo programma , farà la squadra di governo della città.
Che sarà sintesi non solo politica ma soprattutto di rappresentanza popolare, per avviare una politica che non sia la prevedibile spartizione di potere da parte di aree di partiti e correnti, ma che finalmente torni ad
essere popolare, vicina, dal cuore pompante che si sente pulsare per strada e ovunque in città.
Popolare , niente affatto populista, che non serve a niente.
Agostino Mastrogiacomo
Presidente Acli Terra Latina

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