NOBEL: GRETA, OMS E ATTIVISTI DI HONG KONG TRA CANDIDATI A QUELLO PER LA PACE/ADNKRONOS =venerdì l’annuncio, 318 in lizza, per il 2021 proposti Trump e Biden

Oslo, 5 ott. (Adnkronos) – Da Greta Thunberg agli attivisti di Hong
Kong, passando per l’Organizzazione mondiale della sanità. Sono solo
alcuni dei candidati al Premio Nobel per la pace 2020, il cui
vincitore verrà annunciato venerdì 9. Sono 318 i candidati di
quest’anno, il quarto numero più alto di sempre, mentre già si
conoscono i nomi di due candidati per il 2021: il presidente americano
Donald Trump e il rivale democratico alle eleziooni del mese prossimo
Joe Biden.

      Nonostante la Fondazione Nobel non riveli la lista completa dei
candidati per 50 anni, questi vengono spesso annunciati pubblicamente
da coloro che li propongono per il riconoscimento. E anche quest’anno

  • per la gioia dei bookmakers – alcuni nomi sono emersi con largo
    anticipo. Tra le 211 persone fisiche candidate, una delle più quotate
    per la vittoria è Greta Thunberg, che potrebbe diventare la seconda
    persona più giovane di sempre a ricevere un Nobel, dopo il
    riconoscimento assegnato alla pachistana Malala Yousafzai nel 2014,
    per aver promosso il diritto dei bambini all’istruzione. La 17enne
    attivista svedese fu nominata anche l’anno scorso per aver ispirato un
    movimento globale di sensibilizzazione sul cambiamento climatico.

  Membri del partito della Sinistra tedesca hanno nominato la ‘talpa’
americana Edward Snowden, per aver rivelato l’esistenza di programmi
di sorveglianza di massa negli Stati Uniti, il fondatore di WikiLeaks
Julian Assange e l’ex analista dell’intelligence militare statunitense
Chelsea Manning, che ha lavorato con Assange per far trapelare
un’enorme quantità di materiale classificato nel 2010. (segue)

L’ex presidente del Consiglio europeo e leader del
Partito Popolare Europeo, Donald Tusk, ha proposto la nomina degli
oppositori bielorussi Sergey e Svetlana Tikhanovskaya: “Credo sarebbe
un segnale forte se l’Ue nominasse Svetlana Tikhanovskaya e suo marito
Sergey, che è ancora in prigione, per il Premio Nobel per la pace. Per
rendere omaggio a tutti i bielorussi coinvolti nel movimento più
pacifico visto da anni”, ha scritto su Twitter. Tra gli altri
dissidenti in lizza c’è anche il russo Alexei Navalny, leader
dell’opposizione e critico del Cremlino, avvelenato con un agente
nervino nell’agosto scorso, secondo quanto da lui stesso denunciato su
ordine di Vladimir Putin. “Navalny era sulla nostra lista già prima di
essere avvelenato, e l’accaduto dimostra quanto è difficile essere un
politico dell’opposizione in Russia”, ha detto alla Cnn Henrik Urdal,
direttore del Peace Research Institute di Oslo, che ogni anno stila
una lista di cinque probabili vincitori.

Intanto il presidente americano Donald Trump e il candidato
democratico Joe Biden estendono la loro rivalità anche
all’assegnazione del Nobel per la pace: sono entrambi stati nominati
per il 2021. Trump per aver negoziato gli accordi di normalizzazione
dei rapporti di Israele con gli Emirati Arabi ed il Bahrein, Biden per
aver promosso la forza del dialogo e non esser mai ricorso a soluzioni
violente. Una sfida nella sfida che al momento vede Trump in leggero
vantaggio, essendo già stato nominato tre volte.

Sono poi 107 le organizzazioni candidate al Nobel per la pace 2020.
Stando ai bookmaker online, l’Oms sarebbe quella con più probabilità
di vittoria, in particolare per il ruolo svolto nella gestione della
pandemia di coronavirus. Ma Urdal ed altri esperti hanno detto di
essere “abbastanza scettici, principalmente a causa delle critiche
mosse all’Organizzazione”, come quelle del presidente americano Trump,
che l’accusa di essere troppo ‘filocinese’. La grande maggioranza dei
leader globali ne ha però difeso l’operato. Tra le altre
organizzazioni, sono presenti anche gli attivisti pro-democrazia di
Hong Kong, proposti da legislatori in Norvegia e negli Stati Uniti, e
Black Lives Matter, per aver riportato i temi del razzismo sistemico e
la brutalità della polizia all’attenzione globale.

Il Comitato norvegese per il Nobel potrebbe scegliere
anche il movimento di rivolta popolare in Sudan, che ha estromesso il
presidente Omar al-Bashir, in particolare assegnando il premio alle
Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc) e alla giovane attivista
simbolo delle manifestazioni Alaa Salah.

      Dan Smith, direttore dello Stockholm International Peace Research
Institute, ha suggerito invece che il comitato per il Nobel potrebbe
prendere in considerazione un premio specifico per i diritti umani o
il cambiamento climatico, visti pochi progressi nel mondo “sui
conflitti, pace e la sicurezza”. C’è “una netta connessione tra
cambiamento climatico e pace – ha detto all’agenzia di stampa tedesca
Dpa – a causa dell’impatto sulla stabilità politica e sul benessere
delle persone”. Ciò potrebbe motivare un premio a Greta o ad altri
attivisti e organizzazioni.

      Infine, la proposta di Henrik Urdal: un premio per la libertà di
stampa e dei media, citando il Comitato per la protezione dei
giornalisti (Cpj) con sede a New York, e Reporter senza frontiere
(Rsf). “I giornalisti sono spesso in prima linea per riportare gli
eventi di guerra e pace”, ha sottolineato alla Cnn, aggiungendo che la
comunità internazionale ha bisogno di “informazioni accurate” per
poter valutare e rispondere ai conflitti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *