“Educare vuol dire organizzare la libertà e la partecipazione”, intervista al Presidente Oltre il Pregiudizio Gianni Palumbo

Oggi Lazio Sociale intervista il dott. Gianni Palumbo che si è occupato per oltre 25 anni di educazione anche come presidente della rete educativa FIORE ed oggi è portavoce della Campagna Oltre il Pregiudizio.

D. Ieri si sono svolti i funerali di Willy Monteiro Duarte a Colleferro. Cosa ha provato quando è venuto a conoscenza della sua barbara uccisione?
R. Un gruppo di cultori di arti marziali con atteggiamento che politicamente si può definire come squadrista, neofascista e mafioso cioè teso ad occupare un territorio ha ucciso a mani nude un inerme ragazzo.
E’ un avvenimento disgustoso che illumina quanto sia grande la perdita di valore della relazione tra le persone e nelle comunità.
Accende un faro rosso soprattutto sul vuoto educativo che oggi coinvolge sia gli adulti, presunti educatori, che le giovani generazioni attratte in parte rilevante dall’uso della violenza verbale e anche fisica di branco, come strumento di falsa relazione e soprattutto di sopraffazione.
È successo a Colleferro, come è successo con i molti stupri avvenuti nelle stesse giornate in diverse località del nostro paese.
Siamo stati troppo attenti noi adulti negli anni principalmente del secondo dopoguerra ad allargare le libertà di tutte e tutti senza curarci però della organizzazione delle libertà che si
andavano conquistando.
Come noto “la mia libertà finisce dove inizia la tua”, ma troppi non accettano questa regola d’oro e considerano la loro libertà senza confini. Ora serve correre ai ripari ed immettere nella nostra società dosi importanti e diffuse di educazione, ampliando il percosso di istruzione scolastica impegnando la società civile e gli adulti.
Educare vuol dire organizzare la libertà e la partecipazione. Tutti gli adulti, le Istituzioni, le associazioni, le religioni, lo sport, i partiti politici, i media e soprattutto i social hanno oggi un ruolo sociale educativo fondamentale.

D. Dott. Palumbo, lei che si occupa di educazione cosa propone?
R. Ripristiniamo in altra forma l’educazione civica nelle scuole come in parte è avvenuto, ma troppo poco è il tempo messo a disposizione.
Si approfondiscano temi come etica, morale, diritto e diritti, rispetto reciproco; si analizzi l’uso di stereotipi e pregiudizi su religione, donne, colore della pelle o orientamento sessuale o sul ruolo degli anziani o della povertà materiale e quindi educativa.

D. Pensa che basti?
R. E’ un’occasione storica. Si sappia rispondere a tanta brutalità.
Si applichi l’art 3 della Costituzione sulla pari dignità ed uguaglianza di tutte le persone.
L’Italia è il paese della cultura, dell’arte e della bellezza, si apra un grande dibattito nel paese per arrivare a definire un Piano Nazionale dell’Educazione per utilizzare parte dei cospicui fondi pubblici messi a disposizione dell’Europa, coinvolgendo attivamente il Terzo Settore, gli Enti Locali e l’Editoria nella formulazione e nella gestione.
Il Forum del Terzo Settore ha avanzato una sua proposta già prima dell’estate, il mondo accademico gli altri si facciano avanti , dicano la loro.

D. Pensa che sia sufficiente?
R. Da solo no. Bisogna coinvolgere altri mondi. I media ad esempio. L’informazione è fondamentale e va difesa e promossa. Si veda quanti giornalisti sono sotto scorta in Italia e le loro condizioni in tutto il mondo.
I media vanno difesi e coinvolti. Un’altra cosa da fare immediatamente è modificare la legge sulla par condicio.
Questa obbliga a mettere a confronto nella stessa trasmissione i rappresentanti delle diverse opinioni. Cosa giusta in se ma che ha portato all’effetto pollaio con tutti che si danno sulla voce volendo contestare l’altrui punto di vista impedendogli di esprimerlo.
A questi si aggiunga che il litigio crea attenzione e alza l’audience di una trasmissione e di conseguenza il valore economico in termini di pubblicità.
Il risultato è che l’obbiettivo di pari opportunità per le diverse forze politiche non viene raggiunto anzi viene aumentata la confusione.
Il Parlamento può modificare questa legge sempre rispettando la par condicio solo con altre modalità rispettose anche delle esigenze della pubblica opinione.

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