ACQUA: NEL SUD PONTINO LA GESTIONE CHE ‘PERDE’ DA TUTTE LE PARTI

Roma, 31 lug. – (Adnkronos) – Nel sud pontino la gestione del servizio
idrico fa acqua da tutte le parti nel vero senso della parola. Già,
perché nel basso Lazio si perde il 71% dell’acqua immessa nella rete
contro una media nazionale, già drammatica, del 37%. Non è un caso,
infatti, che a livello regionale in testa ai livelli di dispersione ci
sia proprio il Lazio (56%). A gestire interamente dal 2002 il servizio
idrico integrato in 38 comuni (33 in provincia di Latina, 3 in
provincia di Frosinone e 2 in provincia di Roma) dell’Ambito
Territoriale Ottimale 4 – Lazio Meridionale è Acqualatina, società
mista a prevalente capitale pubblico (il 51% del capitale è detenuto
dai Comuni dell’Ato 4 in proporzione alla popolazione residente).

I dati sono dell’ultimo rapporto informativo di Acqualatina e parlano
chiaro: su oltre 125mila metri cubi di acqua potabile immessa in un
anno, 36mila sono stati fatturati e 89mila dispersi. Per il recupero
delle dispersioni idriche il piano di investimenti dell’Ato 4 oggi
prevede 115 milioni di euro di cui 45 milioni già realizzati. Secondo
Acqualatina però sarebbero necessari ulteriori 140 milioni di euro per
l’adeguamento agli standard dettati dall’Autorità nazionale (Arera).

Insomma, si bussa alla porta di governo e regione per nuovi fondi e
nel frattempo si sceglie di aumentare i metri cubi di acqua presenti
nella rete idrica. Come? Facendo nuovi pozzi per la captazione delle
acque sotterranee e poco importa se la rete è un colabrodo. (segue)

  • Il progetto. Nel 2017, a seguito della straordinaria
    carenza idrica che per mesi ha lasciato la cittadinanza senz’acqua,
    l’azienda Acqualatina si è impegnata a realizzare nuove strutture per
    l’approvvigionamento idrico. Il progetto consiste nella realizzazione
    di un nuovo campo pozzi in un’area vasta, adiacente alla S.S 7 Appia,
    in località ’25 Ponti’ nel Comune di Formia. Il sistema
    acquedottistico denominato ‘Campo Pozzi 25 Ponti’, avrà lo scopo
    principale di sopperire ai periodi di magra e di torbidità che si
    presentano, periodicamente, presso le opere di captazione gestite dal
    servizio idrico integrato del settore Formia, Gaeta, Minturno e
    Castelforte.

Il progetto prevede la realizzazione di 6 pozzi complessivi della
profondità di almeno 50 m, con lo scopo di raggiungere la portata di
sfruttamento di circa 50 litri al secondo per ogni pozzo. Ad oggi ne
sono stati costruiti due (Tulliola e Terenzia) e la società spinge per
realizzarne a breve altri due.

Le reazioni. ”Perché si investe in pozzi, nel collegamento con
l’acquedotto di Cellole e non si investe nel recupero delle perdite?”
chiede Beniamino Gallinaro di Leu/Articolo Uno che all’Adnkronos
denuncia: ”Acqualatina gestisce il sistema idrico dal 2002, siamo nel
2020; sono passati 18 anni e, guardando tutti i rapporti, la
percentuale di perdite è rimasta sempre uguale se non addirittura
peggiorata; questo vuol dire o che hai investito male o che hai
lavorato male perché non hai recuperato proprio un bel niente”. (segue)

Inoltre, spiega Gallinaro, ”bisogna capire se in questi
pozzi si possono innescare processi di salinazione. Il rischio? E’ che
si fa un lavoro che serve a poco; senza contare che ci potrebbe essere
un abbassamento della falda”. Per valutare l’eventuale impatto delle
opere di captazione sulla risorsa idrica sotterranea, Acqualatina ha
richiesto una valutazione tecnica scientifica al Dipartimento di
ingegneria civile edile e ambientale (Dicea) dell’Università La
Sapienza di Roma.

Quali sono le conclusioni del report? Da un punto di vista qualitativo
sia la sorgente Mazzoccolo che quella di Capodacqua costituiscono
”una importante ed affidabile fonte di approvvigionamento
idropotabile per il comprensorio di Formia, Gaeta, Itri e Minturno”.

Il campo pozzi 25 Ponti, dunque, si legge nel rapporto, ”può
costituire una importante riserva straordinaria, da utilizzare per
limitati periodi di tempo e sotto un attento monitoraggio”. I
risultati del monitoraggio, infatti, ”sembrano indicare che si
possono innescare processi di salinizzazione, se l’acquifero costiero
interessato dal progetto venga sfruttato eccessivamente e/o per
periodi prolungati, soprattutto nei periodi estivi quando l’acquifero
alimentante è nel periodo di magra”. (segue)

La proposta di eseguire due nuovi pozzi, in aggiunta ai
due esistenti, ”può quindi essere considerata positivamente, purché
il campo pozzi 25 Ponti rimanga una risorsa da attivare in condizioni
straordinarie e per tempi limitati”. All’Adnkronos il responsabile scientifico del rapporto Dicea, Giuseppe Sappa, ha ulteriormente spiegato che non ci sono rischi per le
sorgenti ma ribadisce: ”si tratta di un piccolo serbatoio di riserva
strategica al quale ricorrere solo in circostanza straordinarie e
sotto stretto monitoraggio. Il mio suggerimento è ovviamente sempre di
riparare la rete ma poi sta al gestore e alla politica utilizzare con
parsimonia la risorsa”.

Insomma, se lo scopo è quello di evitare nuove emergenze soprattutto
nei periodi più critici dell’anno, ovvero d’estate, la soluzione dei
pozzi non sembra convincere. ”Ma i sindaci, che devono controllare e
validare gli investimenti, fino ad oggi dove sono stati?” conclude
Beniamino Gallinaro che denuncia: ”in questi 18 anni c’è stata
un’assenza totale della politica; a parte qualcuno che si è sempre
distinto ma che da solo poteva fare ben poco”.

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(Fonte foto:acqualatina.it)

 

 

 

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