Il Revenge Porn

Il Revenge porn è un fenomeno che si sta diffondendo sempre più e soprattutto tra gli adolescenti, ed in particolar modo dopo mesi di chiusura in casa dovuta all’urgenza sanitaria Covid 19 che ha coinvolto il mondo e che ha messo a rischio di nuove problematiche moltissimi ragazzi, che passavano sempre più tempo utilizzando il cellulare, il tablet od il computer.
Il Revenge porn è la diffusione sul web di immagini o video privati a sfondo sessuale, con l’obiettivo di vendetta o di derisione, senza il consenso del soggetto ritratto, può partire in maniera ludica ma arriva a coinvolger moltissime persone.
Questo fenomeno è simile al sexting ma vi è una differenza fondamentale: mentre il Revenge porn è la diffusione pubblica, il sexting è lo scambio di selfie e foto inerenti atteggiamenti sessuali tra due persone.
Il revenge porn può essere anche la minaccia di pubblicazione di foto o di video che fanno vedere degli individui che mettono in atto delle attività sessuali o che sono ritratti in atteggiamenti sessualmente espliciti, senza che questi abbiano dato il proprio consenso.
Può trattarsi, ad esempio, di selfie scattati dalla stessa vittima e inviati all’ex partner, oppure di video e fotografie scattate in intimità con l’idea che dovessero rimanere nella sfera privata oppure, addirittura, di gscatti e riprese avvenuti di nascosto, senza che una delle parti ne fosse consapevole.
Questa tipologia di situazioni avvengono online cioè tramite pc, cellulari usati per farsi selfie e scambiarsi foto.
Purtroppo la diffusione di determinate foto provoca nella persona ritratta uno stato psicologico di un vero e proprio trauma, eguagliabile a quello di una violenza sessuale.
La legge ha fatto divenire il revenge porn reato nell’agosto del 2019 con il “Codice Rosso”: “chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati – con – la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro”.

Dr. ssa Alessia Micoli

Psicologa Criminologa

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