MONTAGNA. LAZIO, ASSOCIAZIONI: OLTRE 15MILA FIRME IN DIFESA TERMINILLO

(DIRE) Roma, 6 lug. – “Raccolte in meno di un mese ben oltre
15.400 firme per salvare il Monte Terminillo da un faraonico
progetto di ampliamento sciistico quando e’ ormai un dato certo
che nevica sempre meno, si registrano sempre piu’ temperature
elevate e il massiccio reatino e’ piu’ apprezzato da un turismo
green attento alla dimensione naturale che custodisce. Lo si vede
dai tantissimi turisti che, anche in queste settimane, hanno
preferito Il Terminillo come meta per passare le vacanze o il
tempo libero all’aria aperta. Dai primi di giugno innumerevoli
appassionati e villeggianti hanno preferito il Terminillo ad
altre mete dell’Italia Centrale, anche solo per una giornata o un
weekend. E’ tempo di riprogettare la montagna, scrivono le
riviste di sport in quota, e avvertono: la crisi climatica sta
mettendo in crisi lo sci nelle Prealpi e nelle Alpi stesse. Ma
allora: il piccolo massiccio del Monte Terminillo e’ situato in
un altro pianeta ed e’ caratterizzato da un altro clima? E mentre
Viaggiarenews intitola Terminillo, da regina delle nevi a
paradiso del trekking snocciolando tutte le bellezze
naturalistiche del monte riscoperto da un turismo estivo, gli
stessi nuovi frequentatori del Terminillo si innamorano del
valore aggiunto di scenari mozzafiato mentre si svolgono
attivita’ all’aria aperta per tutti e per tutte le eta’.
Molti si domandano se questo appeal anche emozionale del
Terminillo potra’ piu’ essere cosi’ attrattivo e unico se venisse
realzzato il progetto di ampliamento sciistico TSM (Terminillo
Stazione Montana). L’esito appare a tutti chiaro: si consegna la
montagna alla monocultura dello sci da discesa invadendo la
Vallonina e la sua faggeta secolare con nuove funivie per il
collegamento tra le valli, grazie e solo perche’ c’e’ un
finanziamento pubblico di 20 milioni di euro, quando ne
servirebbero 50 (e presumibilmente molti di piu’), da spendere in
fretta prima che la neve si sciolga al sole. Questa ingente
somma, forse mai caduta ultimamente sulla Montagna del Reatino,
e’ destinata non certo al restyling di una stazione turistica di
montagna che versa da tre decenni in progressivo abbandono; ma ad
un ambizioso progetto, agli impianti a fune e ai lavori ad esso
collegati, a quote e ad esposizioni non certo adatte allo sci di
pista”.
E’ quanto si legge nella nota di Italia Nostra.
– “Cosa rimarra’, dunque, del Terminillo se
questo progetto, dannoso e fallimentare in partenza, verra’
approvato dalla Regione Lazio? Se lo chiedono i tanti turisti che
stanno apprezzando questo contesto naturalistico unico nel suo
genere. Se lo chiedono le Associazioni ed i firmatari della
petizione uniti nella difesa del Terminillo come luogo simbolo.
Cresce il numero delle associazioni che sostengono la
contrarieta’ al progetto, hanno da poco chiesto di far parte del
cartello anche Lupus in Fabula, Gruppo di intervento giuridico
onlus e Natour biowatching, oltre alle altre che hanno gia’
aderito come la LIPU. Di recente una rappresentanza delle 19
associazioni e’ andata sui luoghi piu’ nevralgici del Terminillo
interessati al mega ampliamento, cosi’ da osservare direttamente
cosa tocca il progetto che molti non conoscono nel merito. Li’
hanno strotolato i loro striscioni come testimonianza della forte
convinzione del NO: Bosco di Vallonina, Jaccio Crudele, Sella di
Leonessa, Valle della Meta, fino ad arrivare agli impianti di
Campo Stella e a Sella di Cantalice La Regione Lazio dara’ il suo
parere presumibilmente a Settembre e in attesa del verdetto
finale ci si augura che cresca in molti il buon senso per
consegnare con coraggio il Terminillo ad un futuro solido, ad uno
sviluppo autenticamente sostenibile da consegnare alle prossime
generazioni, ad una sintesi di proposte che facciano vivere la
montagna tutto l’anno, ma valorizzando le sue peculiarita’,
tutelando le sue risorse naturali, riconoscendone la sua
vocazione legata al benessere e migliorando l’offerta turistica e
dei servizi. Ci aspettiamo una nuova alba sul Terminillo, con
un’economia montana basata sulla solidarieta’ cooperativa e su
una gestione comunitaria dei beni, con forme socialmente
innovative di cooperative di comunita’. Come hanno scritto
alcuni, le montagne formate da vecchi e nuovi montanari,
produttori e al tempo stesso fruitori di beni e servizi (tra cui
la tanto richiesta banda larga in montagna), riescono a
rivitalizzare paesi destinati a morire. Anche se non c’e’ piu’ la
montagna di una volta, c’e’ ancora bisogno di un’economia che
faccia vivere la montagna” (cit. Associazione Dislivelli).
“Un investimento del genere, sull’Appennino, e’ sconsiderato”,
commenta con un sospiro Luca Mercalli, Presidente della Societa’
Meteorologica Italiana, un climatologo specializzato proprio
nello studio di nevi e ghiacci.

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(Fonte foto:italianostra.org)

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