AGRICOLTURA. COLDIRETTI: CRACK OLIO DA 2 MILIARDI, PIANO SALVA ULIVI

(DIRE) Roma, 2 lug. – L’emergenza coronavirus ha causato un crack
da 2 miliardi di euro all’olio d’oliva Made in Italy a causa
della chiusura forzata di bar, ristoranti e agriturismi, ancora
alle prese con una difficile ripartenza, degli ostacoli alle
esportazioni e dell’azzeramento delle presenze turistiche, dove
l’extravergine e’ tra i prodotti della filiera corta piu’
acquistati dai vacanzieri. E’ quanto emerge da un’analisi della
Coldiretti diffusa in occasione dell’assemblea di Unaprol, la
principale organizzazione di aziende olivicole.
A pesare sul comparto e’ stato soprattutto – spiega la
Coldiretti – il blocco del canale della ristorazione, che
rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy, sia
in patria che all’estero. Un impatto devastante a livello
economico, occupazionale e ambientale per una filiera che conta
oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche
il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa
(43 DOP e 4 IGP), con un patrimonio di 250 milioni di piante e
533 varieta’ di olive, il piu’ vasto tesoro di biodiversita’ del
mondo.
A incidere sulle imprese olivicole italiane e’ anche il crollo
del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi
che non si registravano dal 2014. Un trend causato – accusa
Coldiretti – dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti
scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere
spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul
prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare
l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base
al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009.
Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in
vendita nei supermercati e’ quasi impossibile – rileva Coldiretti
-, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte
“miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva
non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non
comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di
oliva. La scritta e’ riportata in caratteri molto piccoli, posti
dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione
sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i
consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di
ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.(SEGUE)
l risultato e’ un danno economico e
d’immagine grave per l’Uliveto Italia – denuncia Coldiretti –
che, unito agli effetti del coronavirus, rischia di rovinare i
buoni risultati ottenuti a livello produttivo, grazie a una
quantita’ di 365 milioni di litri, piu’ che raddoppiata rispetto
alla disastrosa annata precedente, seppur ancora sotto la media
del decennio. A  trainare la produzione Made in Italy sono state
soprattutto le regioni del Sud, dove il raccolto e’ in qualche
caso addirittura triplicato. Un incremento peraltro in
controtendenza rispetto al dato mondiale in calo del 5%.
Per rilanciare il settore Coldiretti ha elaborato un piano
salva ulivi con un pacchetto di misure straordinarie a sostegno
delle imprese agricole e frantoi che operano in filiera corta,
quelle oggi maggiormente a rischio, con lo sblocco immediato
delle risorse gia’ stanziate per l’ammodernamento della filiera
olivicola, anche attraverso la semplificazione delle procedure.
Servono poi – continua Coldiretti – meccanismi di flessibilita’
per la certificazione delle produzioni di qualita’ a partire da
Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione di
origine protetta), biologiche e Sqnpi (Sistema di Qualita’
Nazionale di Produzione Integrata), anche attraverso finanzianti
specifici. Una misura importante per l’Uliveto Italia – continua
Coldiretti – ma anche per la salute dei cittadini l’acquisto di
extravergine italiano al 100% da destinare alle famiglie piu’
bisognose. Nell’immediato vanno poi assicurati sostegno a fondo
perduto – conclude Coldiretti –  per le imprese produttrici di
olio 100% tricolore per compensare la riduzione delle vendite e
un aiuto integrativo per gli olii certificati Dop e Igp in
giacenza, sfusi o confezionati non venduti alla data del Dpcm
dell’11 marzo.
“Ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e
privati la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario
di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero
un prodotto simbolo della dieta mediterranea” ha dichiarato il
presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che
“si tratta di un’esigenza tanto piu’ pressante se si considera
che sulle esportazioni di olio italiano rischiano anche di
abbattersi i dazi annunciati dal presidente degli Stati Uniti
Donald Trump nell’ambito della disputa con l’Ue sul settore
aeronautico”.

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(Fonte foto: torinoggi.it)

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